di Ennio Buongiovanni

No, io qui non vorrei rifare minutamente tutta la storia, tutta la vita, di Pietro Pastorini.

Non farei che ripetere quello che in tanti, tantissimi, hanno scritto di lui: la nascita in Lomellina, la famiglia contadina, i primi impieghi, la prima Milano, il praticantato di marciatore e poi quello, grandioso, di motivatore e di allenatore di decine e decine di atleti del tacco e punta, lo “sbarco” a Quarto Oggiaro, periferia difficile di Milano, i successi internazionali che gli hanno fatto vincere coi suoi atleti una messe di 14 medaglie pesanti (Didoni, Perricelli, Alfridi, ecc.), l’apertura alla marcia femminile, l’idea del glorioso Trofeo Frigerio giunto quest’anno alla 54a edizione e di tante altre iniziative tra le quali la fondazione di società sportive, il ritorno al paese natio.

Michele Didoni – Goteborg 1995

MIlano 28-06-2003 Campionati Italiani di Società 2003 5000 mt Marcia Alfridi Erica foto Omega/Colombo Giancarlo

Non vorrei dilungarmi sulla sua voce roca, sulla sua barba bianca, sulle sue innumerevoli sigarette, sulla sua passione incondizionata, senza fine, nata negli anni ’60, per la marcia, sul suo inflessibile carattere tetragono a qualsiasi compromesso, a qualsiasi tornaconto personale, paladino dello sport onesto, pulito – un suo motto era “Non importa quello che fai ma come lo fai” – sul suo impegno nel sindacale, ma soprattutto in quello sociale e in quello sportivo – quasi sessant’anni dedicati alla marcia – per il quale è stato insignito di due Querce al Merito di 3° grado (massima onorificenza dell’atletica italiana) per i bienni 2005-2006 e 2015-2016. Per descrivere appena appena il grande allenatore mi ci vorrebbe un libro, anche se su di lui di libri ne sono già stati scritti due, bellissimi.

SIVIGLIA 25AGOSTO 1999 CAMPIONATI MONDIALI DI ATLETICA LEGGERA PERRICELLI GIOVANNI NELLA 50 KM DI MARCIA FOTO OMEGA/COLOMBO

E allora scriverò piuttosto di un mio incontro con lui avvenuto all’Arena di Milano in occasione della presentazione di un mio libro di poesie sull’atletica. Era la sera del 9 dicembre 2015 e il guru della marcia mondiale mi fece l’onore di presenziare.

C’è da premettere che Pietro voleva bene ai suoi atleti come un padre può voler bene a un figlio. Per loro dava tutto, era sempre disponibile. Un bene, un amore viscerale. Questo amore paterno lo riversò proprio sulla figlia Paola che portò al primo titolo italiano sui 5 km di marcia in pista.

A un certo punto quella sera Pietro chiese la parola. Dopo aver ricordato che una settimana prima il Coni aveva visitato i quartieri disagiati di Palermo (Zen), di Napoli (Scampia) e della sua Quarto Oggiaro, aggiunse di aver avuto occasione di dire a Giovanni Malagò, presidente del Coni stesso, che nella palestra sottostante di quell’Arena dove ci trovavamo s’era allenato un campione del mondo, un suo campione del mondo e che di queste cose, aggiunse con tono leggermente provocatorio, bisognerebbe tener più conto.

Dopo di che passò a un ricordo di Anna Rita Sidoti, deceduta per malattia a soli 45 anni nel maggio di quell’anno, dopo un lungo calvario affrontato sempre con serenità, sua allieva per lunghi periodi, anche se saltuari. Di lei disse che le si potevano attribuire mille aggettivi, ma che lui ne aveva coniato uno che li comprendeva tutti: straordinaria! Ricordò che quando la conobbe nei primi anni ’80 rimase sbalordito nel vedere quella ragazzina così minuta – la definì un ragnetto –  allenarsi con tanta determinazione e tanta classe. Si domandava da dove, piccola com’era, traeva tutta quell’energia e tutta quella volontà.

Poi aprì l’ultima pagina del mio libro che teneva stretto in mano dove appariva una poesia dedicata ad Anna Rita e disse che dubitava di riuscire a leggerla tutta, perché temeva di commuoversi troppo. Se così fosse successo, pregò che qualcuno la leggesse per lui. Si fece forza e iniziò a leggere i primi versi. La sua voce sempre così roca, rocciosa, decisa, inconfondibile, si fece quasi flebile e si percepirono le ondate di commozione che la stavano frammentando. Ebbe alcune esitazioni, alcuni attimi di smarrimento. Leggeva versi dedicati a una ragazza che poteva essere sua figlia, anzi che proprio lo era.

Ma alfine terminò la lettura. Riuscì a nascondere una lacrima che pure gli sbocciava sul ciglio e promise ad Anna Rita di leggerle la poesia il giorno che si fosse trovato sulla sua tomba.

In tanti hanno definito Pastorini nei modi più svariati: maestro della marcia, maestro storico e carismatico, re della marcia, ambasciatore della marcia, fabbricatore di campioni, maestro di giovani, marinaio di terra, profilo di greco antico, Pietro il Grande, uno che sta a metà tra Braccio di Ferro e capitan Uncino, l’anima buona di Quarto Oggiaro, Vecio Capitano e tante altre definizioni.

Ma per me quella sera, all’Arena, Pastorini fu soprattutto un Maestro di Vita, per la quale in tanti devono dirgli “Grazie, Pietro!”.

Nel maggio 2016 mi fece pervenire il suo libro autobiografico, curato da Gabriele Prinelli, con questa dedica “Non sono poesie, ma cose fatte! Non sono uno scrittore come te. Con amicizia. Pietro”.

Allora lo ringraziai così: “Grazie molte, Pietro, per la bellissima dedica con la quale hai voluto onorarmi. Guarda però che anche le tue “cose fatte” sono delle autentiche, preziosissime poesie. E tutto quello che hai fatto, che cos’è se non un grande romanzo, se non una splendida storia scritta da un narratore come te? Nel libro che hai scritto quanto c’è del tuo carattere, della tua affascinante, particolarissima voce! Rappresenta un’ulteriore testimonianza del tuo valore di uomo – come non ricordare, tra l’altro, quello che hai fatto in redenzione ed educazione civica e sociale a Quarto Oggiaro? – e di tecnico che come tale in quanto a sapienza e conoscenza, entusiasmo e umanità non è inferiore a nessuno”.

Ora Pietro è lassù dove ha raggiunto la sua amata moglie Maria, sposata nel 1963, salita al cielo nel 2022, ma anche una delle sue tante figlie sportive, quell’Anna Rita Sidoti alla quale di certo, finito l’allenamento, starà finalmente leggendo una poesia che qualcuno le ha dedicato.

In this August 7, 1997 file photo, Italy’s Annarita Sidoti, the gold medal winner, holds the Italian national flag during her lap of honour after winning the Women’s 10 kilometers Walk at the World Track and Field Championships in Athens. Sidoti, a former world and European race walking champion, died Thursday, May 21, 2015. She was 44. (AP Photo/Doug Mills, File)

In copertina Pietro Pastorini presso la Nuova Atletica Astro con il dirigente Claudio Balasini

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *