di Edoardo Petagna

Nel 1938, la fase finale della terza edizione del Campionato Mondiale di Calcio venne disputata in Francia, presenti sedici squadre, con la novità che la squadra detentrice del titolo ed il Paese organizzatore vi accedessero direttamente.

Assente l’Inghilterra, che si ostinava a “non abbassarsi” a competere con chicchessia, l’Uruguay diede ancora forfait, reiterando la protesta per la mancata partecipazione delle nazioni europee al Campionato organizzato in casa sua nel 1930 e l’Argentina non giocò, in polemica con la federazione Internazionale, la FIFA, che non aveva rispettato l’alternanza dell’organizzazione del torneo tra una federazione europea e  una sudamericana.

Il clima che si respirava attorno alla manifestazione era molto teso per le vicende politiche che preludevano all’incombente Seconda Guerra Mondiale e, oltre queste tre defezioni, anche la Spagna e l’Austria non facevano parte del lotto dei competitori.

La Spagna era dilaniata dalla guerra civile, scoppiata nel luglio 1936, che vedeva contrapposte le forze nazionaliste, guidate dai generali, tra cui Francisco Franco, autori di un colpo di stato militare, e le forze del legittimo governo della neonata repubblica Spagnola.

L’Austria, come Nazione sovrana, non esisteva più; tra l’11 e il 13 marzo 1938, la Germania nazista, come primo atto della sua politica di espansione territoriale di aggressione, si era annessa l’Austria, fortunatamente, senza spargimento di sangue. Hitler, messosi a capo delle forze armate tedesche, rivendicava il diritto dei popoli di lingua tedesca ad unirsi alla grande Germania che stava nascendo.

I giocatori dell’Austria, vennero inseriti nella Nazionale tedesca, che divenne così una delle
favorite della vigilia, assieme alla Francia, all’Ungheria, al Brasile e all’Italia.

Il 3 aprile del 1938, al Prater-Stadion, la Nazionale austriaca giocò una partita contro la Nazionale tedesca per celebrare l’unione simbolica dei due paesi dopo l’annessione. Con gli austriaci giocava Matthias Sindelar, soprannominato “il Mozart del calcio”, che divenne il simbolo della resistenza austriaca al totalitarismo hitleriano. Segnò il primo dei due gol della vittoria,  festeggiando davanti alla tribuna gremita di rappresentanti nazisti ed, in seguito, si rifiutò di vestire i colori della Germania. Morì l’anno dopo, in circostanze  non chiarite, insieme alla sua compagna di origine italo-ebrea.

Il 3 maggio del 1938, Hitler si recò in visita ufficiale a Roma e fu oggetto di un’accoglienza eccezionale con folla oceanica ed esultante in tutte le sue tappe nella città eterna. Mussolini, in ogni occasione, esaltò l’amicizia dei popoli italiano e tedesco e la sua amicizia personale con Hitler. L’evento non riscontrò l’entusiasmo del re, Vittorio Emanuele III, e nemmeno del Papa, Pio XII, che, critico per le leggi razziali e antiebraiche che Hitler stava per emanare, si trasferì, momentaneamente, a Castel Gandolfo. Il Campionato  Mondiale, che si sarebbe disputato di lì a poco, capitava a proposito per il circo della propaganda fascista. La Nazionale di Calcio, Campione del Mondo in carica, per il tifo e la passione calcistica degli italiani, era uno degli strumenti e  giocattoli preferiti del Partito Fascista per dare dell’Italia l’immagine di un Paese moderno e vincente. Dopo le due amichevoli pre-mondiali, il Commissario Tecnico, Vittorio Pozzo condusse in Francia una rosa di giocatori che rappresentava il meglio dell’espressione del Campionato italiano:

Andreolo Michele (Bologna), Bertoni Sergio (Pisa), Biavati Amedeo (Bologna), Ceresoli Carlo (Bologna), Chizzo Bruno (Triestina), Colaussi Luigi (Triestina), Donati Aldo (Roma), Ferrari Giovanni (Inter), Ferraris Pietro (Inter), Foni Alfredo (Juventus),

Genta Mario (Genoa), Locatelli Ugo (Inter), Masetti Guido (Roma), Meazza Giuseppe (Inter), Monzeglio Eraldo (Roma), Olivieri Aldo (Lucchese), Olmi Renato (Inter), Pasinati Piero (Triestina), Perazzolo Mario (Genoa), Piola Silvio Gioacchino Italo (Lazio), Rava Pietro (Juventus), Serantoni Pietro (Roma).

L’esordio dell’Italia avviene il pomeriggio del 5 giugno, contro la Norvegia, a Marsiglia e la squadra azzurra vince per 2 a 1, dopo i tempi supplementari.

Italia: Olivieri, Monzeglio, Rava, Serantoni, Andreolo, Locatelli, Pasinati, Meazza (cap.), Piola, Giovanni Ferrari, Ferraris II

Norvegia: H. Johansen, Johannessen, Holmsen, Henriksen, Eriksen, Holmberg (cap.), Frantzen, Kvammen, Brynhildsen, Isaksen, Brustad.

Reti: 2’ Ferraris II, 83’ Brustad (N), 94’ Piola

Terna arbitrale: Beranek (Austria), Bouture (Francia), Tréhou (Francia)

Si gioca in condizioni ambientali difficili. La Nazionale italiana, oltre il tifo del pubblico francese, che parteggia palesemente per la Norvegia, deve affrontare la contestazione dei fuoriusciti italiani che hanno riparato in Francia in dissenso col fascismo. Quando i giocatori alzano il braccio nel saluto fascista, parte una bordata di fischi e una sequela di insulti e di improperi. 

L’Italia va celermente in vantaggio, al secondo minuto di gioco, con un gol di Ferraris II. Non riesce a raddoppiare e la Norvegia, forte fisicamente e solida nelle marcature, quasi al termine, all’83esimo, pareggia. Si va ai tempi supplementari; Silvio Piola, al quarto minuto del primo tempo supplementare, segna il gol decisivo che sancisce per gli azzurri il passaggio al turno successivo.

Ai quarti di finale, all’Italia tocca incontrare i padroni di casa della Francia. In porta, la Francia schiera Laurent Di Lorto che, solo pochi mesi prima, ha giocato una grande partita contro gli azzurri, parando l’impossibile. Le condizioni ambientali sono sempre difficili, complicate dal fatto che la squadra italiana gioca in maglia nera, un altro richiamo ai colori del regime fascista.

Si gioca a Parigi, domenica 12 giugno. L’Italia vince per 3 a 1.

Italia:      A. Olivieri, Foni, Rava, Serantoni, Andreolo, Locatelli, Biavati, Meazza (cap.), Piola, Giovanni Ferrari, Colaussi

Francia:      Di Lorto, Cazenave, Mattler (cap.), Bastien, Jordan, Diagne, Aston, Heisserer, J. Nicolas, Delfour, Veinante.

Reti: 9’ Colaussi, 10’ Heisserer (FR), 52’ e 72’ Piola

Arbitro: Baert (Belgio).

Rispetto alla partita precedente Pozzo opera alcune sostituzioni, facendo scendere in campo Foni, Colaussi e Biavati, rispettivamente, al posto di Monzeglio, Ferraris II e Pasinati. Al nono minuto, l’Italia è già in vantaggio con Colaussi, ma la Francia reagisce subito e pareggia dopo appena un minuto con Heisserer, completamente libero in area di battere il portiere italiano, Olivieri. Il primo tempo termina sull’1 a 1. Nel secondo tempo, Biavati, al sesto minuto, s’invola sulla destra, crossa al centro  e Piola, di destro, batte  imparabilmente Di Lorto. Il portiere francese subisce, al 27esimo, il terzo gol; è Piola che segna di testa, dopo un’azione impostata da Colaussi e Biavati. Partita chiusa e avanti alle semifinali.

L’avversario sarà il Brasile, reduce dalla vittoria sulla Cecoslovacchia dopo due durissimi incontri; il primo pareggiato 1 a 1 ed il secondo vinto per 2 a 1.

Il Brasile gioca con spregiudicatezza e allegria il suo calcio-samba, fatto di tecnica e fantasia, di palleggio e movenze che quasi irridono l’avversario. In squadra giocano fuoriclasse come Leonidasil “Diamante nero”  e  Domingos da Guia, detto il “Maestro divino” e tutto il team si crogiola nella presunzione di essere la squadra più forte del mondo. Arroganti gli inglesi, che non partecipano al torneo, presuntuosi i brasiliani, che ritengono di averlo già vinto, realisti gli italiani, indottrinati da Vittorio Pozzo a fare il proprio gioco senza timore dell’avversario.

L’aneddoto più piccante su questa partita, è quello che racconta della federazione brasiliana che, certa dell’esito a suo favore della sfida, avesse noleggiato un aereo privato che conducesse a Parigi i giocatori sudamericani per disputare la finalissima; e di Vittorio Pozzo che avrebbe chiesto ai brasiliani di concedere agli italiani, in caso di un successo azzurro, di fruire del medesimo aereo. La risposta fu un diniego, ma per i brasiliani, il noleggio dell’aereo fu soltanto uno spreco di denaro, perché la semifinale la persero! Inoltre, l’allenatore Pimenta, sicuro della vittoria decise di far riposare Leonidas per tenerlo riposato per la finale.

A parte quelli logistici, Pozzo non ha problemi e conferma la squadra vittoriosa contro la Francia.

Marsiglia 16 giugno 1938 Italia – Brasile  2-1

Italia:  Olivieri, Foni , Rava, Serantoni, Andreolo, Locatelli, Biavati, Meazza, Piola, Giovanni Ferrari, Colaussi.

Brasile: Walter, Domingos da Guia, Machado, Zezé Procopio, Martim Silveira (cap.), Alfonsinho, Lopes, Luisinho, Romeu Pelliciari, Peracio, Patesko.

Reti: 56’ Colaussi, 60’ Meazza rig., 87’ Romeu Pelliciari (B)

Arbitro: Wuetrich (Svizzera).

Dopo un primo tempo equilibrato, al 56esimo, Colaussi porta in vantaggio l’Italia. Al 60esimo, l’arbitro assegna all’Italia un calcio di rigore. Lo batte Meazza, il Pepin della Nazionale. Ventotto anni, i capelli imbrillantati, da vero viveur quale egli è, Pepin non si tira dietro. Un problema, però, incombe su di lui: l’elastico dei pantaloncini si è allentato e Meazza rischia di rimanere in mutande ! Prende la rincorsa e l’elastico cede definitivamente. Meazza tiene su i pantaloni con la mano e batte di piatto destro, spiazzando il portiere brasiliano. Il Brasile, nell’assalto finale, segna il gol del 2 a 1 che riapre la partita. Gli italiani, allora, diventano loro i brasiliani; s’improvvisano giocolieri e prestigiatori, facendo sparire il pallone con passaggi e abili giocate fin quando l’arbitro non fischia la fine dell’incontro. Con l‘aereo noleggiato, il team brasiliano può fare unico scalo verso Rio de Janeiro; a Parigi, a giocarsi la coppa, ci va la Nazionale italiana !

Parigi, 19 giugno 1938 Italia-Ungheria 4-2   

Italia: Olivieri, Foni, Rava, Serantoni, Andreolo, Locatelli, Biavati, Meazza, Piola, Giovanni Ferrari, Colaussi.

Ungheria: Szabo, Polgar, Biro, Szalay, G. Szücs, Lazar, Sas, Vincze, Sarosi I, Zsengeller, Titkos.

Arbitro: Capdeville (Francia).

Reti: 5’ Colaussi, 7’ Titkos (U.), 16’ Piola, 35’ Colaussi, 70’ Sarosi I (U.), 82’ Piola

Davanti a settantamila spettatori, tra i quali ventimila italiani, Pozzo propone la stessa formazione che ha vinto contro Francia e Brasile. Il pubblico francese continua a tifare contro la Nazionale italiana, ma questo conta poco, perché tutta l’attenzione degli azzurri è rivolta a come contrastare la squadra ungherese che, in semifinale, ha battuto la Svezia per 5 a 1. L’Ungheria, allenata dal tecnico Diez, può contare su grandi individualità tra le quali spiccano il forte laterale, Gyula Lazar, Gyula Zsengeller, potente centravanti e Giorgio Sarosi.

La partita si mette subito bene per l’Italia che, al termine del primo tempo è in vantaggio per 3 a 1 con una doppietta di Colaussi ed un gol di Piola. E’ lo stesso Piola che all’82esimo segna il quarto gol, e la sua personale doppietta, e fa sì che la Coppa Rimet resti in Italia. Al termine dell’incontro, gli stessi ungheresi riconoscono la superiorità della squadra italiana e, perfino il pubblico francese, applaude gli azzurri, riconoscendone il merito.

Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale fece cessare ogni manifestazione sportiva. All’inizio del conflitto, la Coppa Rimet si trovava in Italia, in virtù dei successi della Nazionale azzurra nel 1934 e nel 1938. L’italiano Ottorino Barassi, segretario della Federcalcio e vice-presidente della FIFA, la prese in custodia e la nascose a casa sua. Si narra che Hitler ne volesse venire in possesso perché essa possedeva virtù particolari in quanto rappresentante dell’essenza del calcio. Dalla Platzkommandantur, il Comando tedesco della Piazza di Roma partì l’ordine di  recuperarla ad ogni costo. Invano, SS e Gestapo perquisirono i suoi uffici e la sua abitazione: non riuscirono a trovarla! Ricomparve alla fine della guerra, per essere rimessa in palio, nel 1950, in Brasile.

La squadra Nazionale con il C.T. Vittorio Pozzo – fonte Wikipedia
In copertina La Coppa Rimet – fonte Wikipedia

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