di Raffaele Ciccarelli

È sempre difficile trovare le parole quando si deve commentare l’eliminazione della nostra Nazionale da una grande competizione, questa agli Europei di Germania si va ad aggiungere alle due mancate partecipazioni agli ultimi mondiali, lasciando basiti per il modo in cui si è concretizzata. Raramente si è vista la pochezza messa in campo dalla squadra di Luciano Spalletti: forse al mondiale del 1954, quando fu proprio la Svizzera ad eliminarci ai gironi; forse quelle che hanno subito lo stesso destino nel 2010 e nel 2014, guarda caso le ultime due competizioni mondiali a cui abbiamo partecipato. La vittoria all’ultimo Europeo aveva illuso tutti e, evidentemente, ora va considerata casuale, figlia di incastri tutti positivi. Tra le polemiche che puntualmente si sono scatenate, molte riguardano la qualità dei nostri giocatori ma, a mio avviso, questo non è il problema principale. Potrebbe essere considerato tale se i nostri ragazzi avessero giocato al massimo con questo risultato, ma così non è stato perché, sicuramente contro Spagna e Svizzera, abbiamo assistito a due “non partite” che, pur sforzando al massimo la nostra memoria storica, non trovano riscontri. Il nostro parco giocatori non è certo eccelso, Gigi Donnarumma a parte, manca sicuramente di personalità, soprattutto dopo il ritiro di Giorgio Chiellini e di Leonardo Bonucci, ma singolarmente i giocatori svizzeri sono migliori dei nostri? Sono migliori i georgiani, gli sloveni, gli slovacchi, i danesi che sono scesi in campo con le idee chiare e al massimo delle loro possibilità? Sicuramente no. Beninteso, con questo non voglio dire che il nostro sistema calcio non abbia più di un problema che si continua a non voler risolvere, che la vittoria all’Europeo ci ha fatto perdere un’occasione per avviare quelle riforme che sono sempre più necessarie, ma qui si parla proprio di mancate prestazioni in campo, e allora non si può non chiamare in causa il CT, Luciano Spalletti. Altra doverosa premessa: nessuno vuole mettere in discussione le capacità di allenatore di Spalletti, però il ruolo del Commissario Tecnico della Nazionale è altra cosa rispetto all’allenatore di club. Qui c’è il tempo per costruire e, onestamente, il tempo che non ha avuto può essere una più che ampia giustificazione, però, poi, la situazione è questa, e allora Spalletti sicuramente non ha avuto la capacità di capire il ruolo. Una competizione breve e intensa come il torneo europeo prevede che si vada in campo con delle certezze che i nostri Azzurri non hanno mai avuto. Cambiare continuamente formazione e, peggio ancora, sistema di gioco, ha ingenerato solo confusione: al di là dei sistemi, perché Matteo Darmian a sinistra contro gli elvetici? Perché Federico Chiesa a destra quando era evidente la sua maggiore efficacia a sinistra? Perché insistere con Giovanni Di Lorenzo e Federico Dimarco, che sono parsi i giocatori più in difficoltà, quando lui stesso ha più volte dichiarato di avere ventisei giocatori dello stesso livello? Queste sono solo alcune delle contraddizioni che hanno finito per ingenerare non solo confusione, ma anche paura di giocare agli stessi interpreti, che si sono trovati spiazzati, senza un copione da seguire. E, infine, c’è stata la presunzione dello stesso CT che ha pensato di fare un calcio dominante anche contro avversari di gran lunga superiori, come la Spagna, senza che poi la squadra andasse in campo e nemmeno provasse a dominare il gioco, ma fosse sempre dominata. Tutti “peccati” inevitabilmente ascrivibili alla guida tecnica. Nessuno vuole discutere le capacità di allenatore di Spalletti, ma come CT abbiamo ora più di un dubbio.

Foto da Ansa.it

Italia-Svizzera
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