di Marco Giani

Estate calda, quella del 1968, e non solo dal punto di vista delle temperature. Il 12 giugno, al Foro Italico di Roma, i dirigenti del CONI, riunitisi in occasione del XXVIII Consiglio Nazionale del Comitato Olimpico, ascoltano le parole del sempiterno presidente Giulio Onesti. Il dirigente, dal 1946 dominus assoluto dello sport italiano, dice la sua sulla contestazione giovanile allora in atto, negando che in qualche modo essa «riguardi il settore dello sport, in quanto il CONI e le federazioni sportive si sono sempre sforzati di soddisfarne le istanze: lo sport stesso è gioventù». Forte di tale convinzione, Onesti annuncia che «il CONI, con la collaborazione delle federazioni sportive nazionali, dei gruppi sportivi scolastici, degli enti di propaganda, dei gruppi sportivi industriali creerà un nuovo settore operativo dedicato esclusivamente a manifestazioni giovanili di massa» (cit. in Luca Argentieri, 20 anni di sport per i giovani, Roma, Fondazione Giulio Onesti/Casse di risparmio e Banche del Monte, 1988, p. 20), un qualcosa che in Italia non si vedeva dai tempi del Ventennio. Dopo il 1945, infatti, i diversi enti di promozione sportiva collegati ai partiti dell’Italia liberata (UISP in testa) avevano sì organizzato manifestazioni di massa, ma per l’appunto legate comunque ad una parte politica.

Che Onesti volesse sfruttare il fenomeno della contestazione giovanile e la conseguente paura generazionale da parte dei suoi coetanei è evidente da quanto avrebbe annunciato alla stampa qualche mese dopo, l’8 novembre 1968: «Noi non possiamo tacere il fatto che la nostra gioventù è tentata, e spesso conquistata, da certe mode e da certi gusti che sono in antitesi con lo sport. L’invito all’inerzia, alla noia, al rilassamento del costume morale, è presente. Spesso cantanti da strapazzo vengono presentati come eroi del nostro tempo, come i trionfatori della lotta per la vita. Queste ed altre pessime indicazioni costituiscono motivi di aberrazione per molti ragazzi e ragazze della nostra società. Ed è davvero grave che i poteri pubblici non facciano nulla per evitare questa decadenza dei gusti, ma che addirittura la incoraggino con sussidi e contributi, con riconoscimenti ed elogi. Lo sport deve stare dall’altra parte e deve combattere una battaglia difficile. Ma i suoi valori sono elevati, e perciò destinati a vincere» (pp. 32-33). Una contrapposizione, quella fra sport “sano” e musica “degenerata”, che puzza un bel po’ di Ventennio, e che ci mostra fino a che punto Onesti rimanesse non tanto politicamente fascista, quanto figlio del proprio tempo: un tempo che stava per essere spazzato via, giacché the times they are a-changin’, come cantava un giovane Bob Dylan.

Qualche giorno prima (3 settembre 1968), al Consiglio Nazionale del CONI, Onesti aveva spiegato con toni trionfalistici come il Comitato Olimpico da lui presieduto si sarebbe fatto carico di una quantità ragguardevole di giovani abbandonati a loro stessi: «Il CONI, attraverso le federazioni sportive e la propria organizzazione tecnica, opera su un complesso di circa 2 milioni di praticanti. Restano almeno 6 milioni di giovani che praticamente non hanno alcuna educazione sportiva. Non possiamo tollerare più a lungo questa carenza, dovuta soprattutto all’assenza di iniziative statali» (p. 20). Anche in questo caso le parole di Onesti fanno chiaramente intravedere una malcelata nostalgia per quando lo stato italiano si faceva carico centralisticamente dell’educazione sportiva dei ragazzi dell’intera Penisola. Ancora qualche anno di rifinitura nella formula, e nel 1974 finalmente il CONI sarebbe riuscito ad entrare nelle stanze del potere, collaborando direttamente col Ministero della Pubblica Istruzione, che avrebbe sponsorizzato esplicitamente la manifestazione fra la popolazione studentesca. Di conseguenza, il CONI avrebbe limitato la partecipazione ai soli «ragazzi e ragazze della scuola dell’obbligo», escludendo tutti i tesserati delle Federazioni Sportive Nazionali «e gli allievi dei Centri Giovani di specializzazione delle federazioni stesse» (p. 51).

Fotografia di copertina: sito del CONI (https://www.coni.it/it/news/18820-quarant’anni-fa-ci-lasciava-giulio-onesti-il-ricordo-di-malagò-“un-gigante-il-coni-gli-deve-tutto”.html )

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