di Marco Giani

Grazie ai meritori di Giovanni Di Salvo sapevamo già alcune cose della partita svoltasi domenica 13 luglio 1947 all’Arena Civica di Milano, nei fatti il ritorno del calcio femminile in città dopo la conclusione, nei primi mesi del 1933, dell’avventurosa vicenda del Gruppo Femminile Calcistico. La partita venne organizzata a conclusione del concorso Stellina del Lavoro 1947, manifestazione patrocinata dal giornale Milano Sera[1], e vide contrapposte le squadre di Torino e Genova, che già si erano fronteggiate, con la vittoria per ben 7 volte delle prime[2]. Questa volta, però, vinsero le liguri, per 3 – 0, con doppietta della capitana Nazzaro e goal di Grosso[3]. La squadra vittoriosa aveva assunto la denominazione di Genova, ma più precisamente veniva dal quartiere genovese di Sestri, laddove Marchiandi, Bruschi e Falabrino, dirigenti del Gruppo Sportivo Liberi Sestresi, aveva fondato una squadra femminile che, guidata da Pagani (allenatore in prima, nonché allenatore dei ragazzi della Sestrese) e dal suo secondo Ardito (fratello della calciatrice Rita)[4], si allenava sul campo di Cornigliano. In quello stesso 1947 la squadra, formata da 30 giocatrici, aveva debuttato a La Spezia contro le torinesi[5]. Grazie ad un articolo di Iappini del 2019 venivamo a sapere qualcosa di più delle 7 partite fra genovesi e torinesi, ossia che il 1° giugno 1947 uno degli incontri era stato giocato nella Piazza d’Armi di Novi Ligure[6]. Ora, grazie allo spoglio di alcuni numeri di inizio luglio[7] del quotidiano della sera d’ispirazione comunista Milano Sera[8] (cui va aggiunto un articolo pubblicato nel giugno 1947 su Il Calcio Illustrato, «Rifiorisce il calcio femminile», scritto da un giornalista che si firmava con lo pseudonimo «Luca», gentilmente messomi a disposizione da Giovanni Di Salvo) è possibile dire molto di più sulla partita, la prima di calcio femminile in quell’Arena Civica davanti a cui oggi c’è una via dedicata alle calciatrici del 1933[9], in un incrocio interessantissimo di storie e di luoghi.

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Il 1° luglio 1947 un trafiletto in prima pagina ricordava la già annunciata iniziativa di Milano Sera, che «come ciascuno sa, ha organizzato per domenica 13 luglio una grandiosa manifestazione sportiva che avrà in gran parte svolgimento allo Stadio Civico dell’Arena». La pubblicazione, il giorno prima, della notizia di una gara di marcia, denominata Giro di Milano, aveva causato un’ondata di entusiasmo, e molti, intenzionati a partecipare o ad assistere, avevano chiamato in redazione per chiedere maggiori informazioni. L’atleta Enzo Lisiero si era recato addirittura di persona alla sede del giornale, portando l’iscrizione di Malaspina, Canevari, Gasparinetti e Zini, tutti tesserati per la SC Domus. Soprattutto, visto il successo, gli organizzatori decidevano di aggiungere «un altro sensazionale numero del grandioso programma: le gare di atletica riservate alle ragazze. Belle ragazze, atlete di chiara fama», promettendo anche di più: «ce n’è d’avanzo anche per il pubblico più esigente. Ma non è tutto. Del resto del programma parleremo nei prossimi giorni».

L’indomani, in effetti, Milano Sera ragguagliava il lettore circa il programma femminile, visto che le gare dedicate alle sportive avrebbero visto «la presenza delle più note esponenti dell’atletica leggera e della ginnastica femminile». Oltre alle ginnaste avrebbero partecipato anche le atlete delle «Società più in vista, vale a dire la Venchi Unica di Torino, lo Sport Club Italia, la S.I.P., la Colombo di Genova, la Cornia di Modena e la Cestistica Bolognese». I nomi delle campionesse citati da Milano Sera sono «Franco, Argenta, Bevini, Lunghi, Altomani, Quadri per gli 80 ost.; Avalle, Audifredi, Zucchetti, Chierucci, Bora e Cantù per i 100m.; Demaria, Tonani, Coltella, Candiani, Zeni, Mascellani, Frigé e Villa per gli 800m». Per l’occasione sarebbero stati messi in palio «magnifici numerosi premi», fra cui una coppa offerta dalla commissione interna della Falck  per «l’atleta che nel corso della riunione otterrà il migliore risultato assoluto secondo la tabella olimpionica».

Se una gara di atletica era all’epoca cosa abbastanza usuale nel campo sportivo femminile, i lettori dovettero aspettare un trafiletto pubblicato il 5 luglio per capire quale fosse la novità tanto annunciata: «Il calcio femminile sta facendo veramente strada: le squadre di calcio fra le rappresentanti del gentil sesso stanno nascendo in ogni città come i funghi. In un primo tempo si vedevano spettacoli confusionari e poco attraenti; tutto sapeva d’improvvisazione e le rare partite fra signorine venivano organizzate soltanto con lo scopo di attirare del pubblico negli stadi servendosi di nomi già conosciuti di ballerine, artiste di varietà, cantanti, ecc.». L’anonimo redattore di Milano Sera fa qui riferimento alle prime partite di calcio femminile dell’immediato Secondo Dopoguerra[10], già studiate da Di Salvo: Attrici – Ballerine 1 – 0 (Roma, marzo 1946), Ballerine – Giornalisti 3 – 2 (Palermo, giugno 1947), Catania (maschile) – Ballerine (Catania, 1947), tutte quante caratterizzate dalla presenza di donne di spettacolo[11], e per questo derubricate già all’epoca a fenomeno da baraccone, piuttosto che a sport vero e proprio. Il redattore stesso, come aveva per altro fatto[12] il suo collega de Il Calcio Illustrato[13], rimarca la differenza fra le partite con delle ballerine e quelle delle calciatrici vere e proprie: «Poi si è giunti ad un periodo in cui ragazze piene di buona volontà e di un certo talento, ci si sono messe d’impegno per reclutare delle amiche capaci di trattare coi piedi il pallone di cuoio. I frutti di questa campagna si vedono ora chiaramente: a Genova è nata una potente formazione femminile, che vanta nelle sua file elementi degni di grande attenzione. A Torino, nientemeno che Mazzola si è incaricato di curare la preparazione delle calciatrici piemontesi. Sotto la guida di “Valentino” la rappresentazione torinese ha disputato sinora sette incontri senza conoscere sconfitta; sette partite, sette vittorie»[14]. D’altra parte, anche la «fortissima squadra ligure» poteva contare sulla guida tecnica di un giocatore maschio, ossia «quel portiere Costa che giocò contro l’Austria nel 1924, un incontro disgraziatissimo per i nostri colori».

Lo spezzino Giovanni Costa (1901-1968) giocò in effetti la sua prima ed ultima partita in azzurro il 20 gennaio 1924. Il portiere, che allora militava nella Sestrese (Seconda Divisione Nord), dovette avere le sue responsabilità nella secca sconfitta (0-4) contro l’Austria: si trattava soltanto di un’amichevole, ma di fatto Costa III (come veniva chiamato all’epoca) non indossò più la numero 1 degli azzurri. Nel 1931 chiuse la propria carriera nello Spezia, la stessa società con cui aveva iniziato nel 1919: in mezzo, esperienza nell’Entella, nella già citata Sestrese, nell’Esperia, nella Biellese e nella Pistoiese[15]. Il collegamento fra Costa e i Liberi Sestresi è chiaro, essendo quest’ultima società sportiva amatoriale nata proprio in quegli anni da una costola della Fratellanza Sportiva Sestrese, storica squadra del rione genovese fondata nel 1919 dall’iconica maglia verde con stella bianca[16].

Il 7 luglio, stavolta a pag. 4 (quella dedicata allo sport), Milano Sera tornava a parlare delle calciatrici, accostandole nella stessa pagina al Grande Torino, che aveva vinto il terzo scudetto consecutivo (il quarto, considerando la pausa bellica) con la cifra monstre di 104 goal segnati: giustamente, nell’articolo centrale della pagina, Leone Boccali celebrava Valentino Mazzola e compagni. Parlando di un «Torino “soubrette”» capace di imporre il «calo del sipario» sul campionato, il titolista accostava calciatori e calciatrici, mentre di lato una vignetta ritraente ballerine di varietà veniva posizionata sopra una foto del Torino maschile. In mezzo, un paragrafetto faceva il punto della situazione sul «Giorno 13 all’Arena»: i «migliori atleti italiani del momento» assicuravano la loro presenza al Gran Premio Colombo (questa la denominazione della sezione di atletica), organizzata dalla Società Atletica Ambrosiana – Cagnola. Soprattutto, veniva annunciata la presenza di Adolfo Consolini, «il quale si vedrebbe per la prima volta in Italia in questa stagione dopo una lunga parentesi d’assenza». Addirittura, il Commissario Tecnico della Nazionale, Giorgio Oberweger, aveva deciso che la manifestazione milanese sarebbe servita per la sua selezione degli atleti (lista pubblicata sul numero del 4 luglio) da portare a Praga per l’imminente incontro contro la Cecoslovacchia: gli azzurri, per la cronaca, sarebbero stati sconfitti 85 – 79[17]. Passando al calcio femminile, «apprendiamo che le due squadre scenderanno in campo con le loro migliori formazioni. Alla squadra torinese (che su sette incontri ha riportato quest’anno sette vittorie) verrà opposta la fortissima compagine allenata da Costa, compagine che vanta quest’anno 3 vittorie e due pareggi. Sono state battute la Lucchese (2-0), il Piemonte (due volte, 1-0 ed una 2-0), mentre un significativo pareggio è stato conseguito dalle genovesi (0-0) allo stadio Sinigallia di Como contro la rappresentativa lombarda». Una serie interessantissima di notizie, quasi tutte per ora sconosciute agli storici del calcio femminile, che dovranno mettersi al lavoro per ricostruire questi incontri, nonché la natura di queste formazioni (ad es. la differenza fra Torino e Piemonte). Il trafiletto del 7 luglio si chiude così: «Mazzola ed Ivaldi a Torino, e Costa a Genova lavorano assiduamente per la preparazione delle squadre; al pubblico è riservata la lieta sorpresa di veder veramente giocare il foot-ball da due “undici” femminili. Ciò che pare incredibile e che invece, come tutti potrete constatare, è soltanto la pura verità».

Se già in quel «constatare» c’era un evidente invito al pubblico, l’indomani (8 luglio) Milano Sera usava l’immagine delle calciatrici per aumentare ancora di più la promozione della «Polisportiva gigante che si svolgerà domenica all’Arena». Sotto il titolo «ECCEZIONALE | domenica all’Arena | Campioni + Grazia | Stile + Bellezza = | POMERIGGIO SPORTIVO spettacolare» veniva infatti presentato un collage di singole giocatrici «dell’undici della “Liberi Sestresi” di Genova, che incontreranno le torinesi». Ecco quindi le doppie coppie di fotografie di «Milly Gatto | mediano destro» e «Ires Pesce | ala destra»; «Laura Marchelli | ala sinistra» e «Rosaly Papes | mezzala sinistra»; «F. Delle Saline | terzino sinistro» e «L. Bertirotti» | mediano sinistro»; «Rina Bruzzone | portiere (riserva)» e «S. Frizone | portiere»; la coppia composta da «Emi Ambrosini e Alma Fantoni»; isolata, in alto, «Rina Ardito, centromediano».

Molte, le osservazioni da fare. Prima di tutto, ci ritroviamo di fronte ad una forma, quella del collage fotografico, usata già nel 1933 da Il Calcio Illustrato[18]. Visto l’aria che tirava in quegli anni, va segnalata l’importanza della pubblicazione dei nomi e soprattutto dei cognomi interi: in quello stesso 1947 i giornali locali pubblicarono solo i nomi di battesimo, e non anche – come accaduto nella stessa città nel 1933[19] – i cognomi delle calciatrici del CRAL Borsalino (Alessandria), una delle formazioni più importanti di quegli anni, «probabilmente perché le ragazze avevano una sorta di pudore a rendere completamente pubblica la loro identità, in quanto temevano che potessero essere oggetto di pregiudizi»[20].

Il ritrovamento dei nominativi completi delle calciatrici di Sestri è ovviamente importante, per chi vorrà cimentarsi nella ricostruzione della storia di questa squadra, ma anche per gli studiosi interessati alla storia sociale, vogliosi di capire chi fossero queste ragazze anche fuori dal campo. Possiamo ad esempio chiederci se quella Rina Bruzzone possa essere identificata con Rina Gennaro con. Bruzzone, che qualche anno prima aveva partecipato alla Resistenza col nome di battaglia di «Anna»[21]. La partigiana era nata il 14 febbraio 1914 a La Spezia[22], quindi in quell’estate del 1947 aveva 33 anni: un’età forse un po’ avanzata, ma del resto non abbiamo notizie sull’età media delle ragazze. Piuttosto, potrebbe ostacolare l’identificazione il fatto che compaia già col cognome da sposata: di solito (pensiamo alle calciatrici del 1933) il calcio femminile era un’attività che le pioniere italiane intraprendevano prima del matrimonio. Eppure, come vedremo, nel suo articolo del 14 luglio Leone Boccali dice che fra le calciatrici c’erano anche alcune già sposate. Come sempre, solo ulteriori scavi nelle fonti potranno confermare o meno questa ipotetica identificazione.

Tornando all’articolo dell’8 luglio, l’articolista di Milano Sera ribadisce che il fulcro della giornata sportiva rimarrà il GP Colombo, sfruttato da Oberweger, che aveva di persona diramato gli inviti agli atleti, così da «vedere all’opera i suoi uomini prima di formare la squadra che dovrà tenere alto il prestigio dell’atletica italiana in terra straniera». Oltre che per l’incontro Italia – Cecoslovacchia, la giornata milanese sarebbe servita per selezionare gli atleti di mandare agli imminenti campionati inglesi di marcia: per questo era stata prevista una gara sui 3 km. L’anonimo giornalista sfruttava l’occasione per fare una sua interessante considerazione sullo stato di salute dell’atletica leggera italiana (maschile, o anche femminile?) a metà 1947: «L’avvenire dell’atletica italiana, che sta molto a cuore al pubblico italiano, è legato a doppio filo all’esito delle poche riunioni nazionali che si svolgono sulle nostre piste e pedane. Ci fu un periodo, prima dell’inizio della guerra, in cui l’atletica azzurra sembrava ormai instradata verso un avvenire radioso. Gli anni del conflitto hanno distrutto tutto il lavoro svolto dagli appassionatissimi dirigenti e dai valenti atleti. E ci si è ritrovati nell’immediato dopo guerra in condizioni veramente sconcertanti. Ecco però quest’anno i primi segni di una fattiva ripresa. I giovani si stanno formando, e se la propaganda atletica non è ancora intensa come dovrebbe, lo sarà sicuramente quando risultati degni di rilievo saranno ottenuti dai nostri migliori uomini».

Dopo aver parlato della gara amatoriale aperta a tutti (il Giro di Milano, che avrebbe avuto inizio e fine all’Arena), il giornalista di Milano Sera parlava dell’incontro di calcio femminile, assicurando che «le calciatrici “Liberi Sestresi” dei Clubs di Genova e di Torino si stanno seriamente preparando per dare anche al pubblico milanese la sensazione del cammino già percorso da questa branca di attività che taluni, in un primo momento, ritenevano poco adatta alla grazia ed alla gentilezza della donna. Molto è stato fatto, veramente, nel campo del calcio femminile, grazie anche all’interessamento di alcuni campioni che hanno per primi intravisto la possibilità di concretizzare le aspirazioni calciofile del sesso debole. Tutti coloro che hanno visto all’opera la rappresentativa ligure e quella torinese, sono d’accordo nel riconoscere che non ci si poteva attendere tanto. Lo stile di gioco è piacente, la potenza sfoggiata da talune calciatrici ha addirittura sorpreso gli intenditori; ma più che altro è la esatta concezione del gioco, la fluidità delle manovre, che hanno sbalordito».

Il programma non era però terminato: si sarebbe infatti esibita anche la Nazionale di ginnastica artistica (esercizi a corpo libero, e alla sbarra), e vi sarebbero state 3 gare di atletica femminile: «La Tonani, giovane ottocentista, si attaccherà, giovandosi dell’aiuto delle più forti specialiste nazionali, al primato italiano della distanza. Il suo splendido stato attuale di forma è tale da far sperare in una riuscita del tentativo. Vedremo inoltre le ostacoliste sugli 80 metri; in questa specialità si cerca l’atleta capace di succedere alle grandissime Valla e Testoni che dettero all’Italia, rispettivamente, un trionfo olimpionico ed un primato mondiale. La terza gara, ad invito come le due precedenti, vedrà schierate alla partenza le velociste, sui 100 metri».

Nella prima pagina del 9 luglio possiamo notare una fotografia del «recente incontro Liguria – Piemonte allo stadio Marassi di Genova. Il pubblico, numeroso come al solito, si appassiona vivamente alla lotta accanita. Han vinto le liguri, questa volta con uno scarto minimo»[23]. Di conseguenza, «l’incontro di domenica, fra Liguria e Torino, è un po’ la rivincita di tale gara, visto che ben sei elementi della rappresentativa piemontese fanno parte della squadra torinese». Anche in questo caso, notizie interessanti per lo storico del calcio femminile.

Il 10 luglio appare un altro trafiletto, che accompagna 3 foto di sportive femminili: l’atleta torinese della Nazionale italiana Franca Audifredi (tesserata per la Venchi Unica), campionessa d’Italia nei 100 metri[24], la compagna di società Maria Regina Coltella (200m e 800m), e soprattutto la foto delle giocatrici di Genova e del Piemonte «che posano prima della battaglia allo Stadio Marassi». La didascalia dice che «l’incontro si chiuse con la vittoria di stretta misura delle ospitanti» spiegando che «ora la squadra piemontese, diventando “Torino” con la sostituzione di alcune giocatrici, si è rinforzata».

Nel corpo principale dell’articolo si dice che «le ragazze calciatrici sono all’avanguardia del progresso. Benché siano così giovani e avvenenti da non temere certo il fuoco della luce solare, hanno preferito l’illuminazione artificiale, e la brezza notturna, per prepararsi al grande incontro di domenica all’Arena. Si tratta della squadra delle “libere sestresi” che ieri sera nello stadio di Cornigliano si è incontrata in una partita benefica con le ragazze di Sampierdarena, presenti sei-settemila spettatori sempre più entusiasti, se non proprio della tecnica, dell’ottima forma (non c’è doppio senso!) di gran parte delle competitrici»[25]. L’articolo va avanti così: «In realtà a Genova Sestri non hanno che l’imbarazzo della scelta: a disposizione degli allenatori Pagani e Ardito c’è oramai tanto materiale da formarne due e anche tre, di squadre. L’imbarazzo nella scelta si accompagna a comprensibili timori, ché per quanto l’uso delle mani sia vietato nel gioco del calcio, delle donne non potrebbero rinunziare a quello delle unghie. Le “Sestresi” annunziano che vestiranno i gloriosi colori di Genova, cioè del Genoa: con le maglie del Toro, cioè di Torino, gentilmente offerte dai campioni d’Italia, si presenteranno le torinesi. La principale preoccupazione degli organizzatori riguarda la scelta dell’arbitro: di un arbitro anch’esso femminile le ragazze non ne vogliono sapere (si sa, non si fidano mai troppo del loro sesso), e d’altra parte notissimi campioni hanno declinato l’incarico, confessando che non avrebbero saputo dove mettere le mani (però!!). Si spera pertanto nell’intervento di un arbitro federale ufficiale, con annessi guardalinee, ma l’A.I.A. non nasconde i suoi timori per la loro incolumità. Ma noi, che conosciamo bene la sportività delle calciatrici, assicuriamo che non li colmeranno che di carezze …»[26].

Sull’edizione dell’11 luglio troviamo solo una piccola immagine al femminile collegata alla manifestazione di domenica: un esercizio a corpo libero di Maria Teresa Bertoni, campionessa italiana di ginnastica militante nella SG Olimpia: occasione, questa, per annunciare anche la presenza della «sorella Elena, le azzurre Bianchi, Bonati e Torriani, oltre alle due rappresentanti della “categoria superiore” Macchini e Pezzoni», definite tutte quante assieme «le più provette specialiste, cioè, della “corpo libero” e della “trave”». Sullo stesso numero, piuttosto, veniva narrata la «seduta stellare» svoltasi in redazione, e guidata dal direttore Corrado De Vita, per selezionare le prime 5 finaliste per il concorso Stellina del Lavoro 1947. Le 5 selezionate (poi, di fatto, se ne sarebbero presentate solo 4) erano Anna Carli (Acciaierie Falck), Anna Covini (Triennale), Asmara Ieri (Alfa Romeo), Savina Morra (Alemagna) e Franca Telò (Italviscosa): «più e più volte le candidate sono riapparse dinanzi agli affaticati occhi dei giudici, che le osservavano con un interesse che rasentava lo spasimo» (p. 1).

Il numero del 12 luglio di Milano Sera era ovviamente occupato da moltissimi pezzi dedicati all’evento dell’indomani, partendo dal titolo che campeggiava in prima pagina: «VIVA LA STELLINA | CHI SARÀ? | Lo direte VOI»; fra i grandi ospiti annunciati, «il ministro del Lavoro» Amintore Fanfani (con tanto di fotografia), «il presidente della Costituente» Terracini e «il segretario della CGIL» Di Vittorio. Giulio Andreotti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, non poteva presenziare, ma mandava da Roma i suoi auguri al buon esito della manifestazione, che come scritto da Milano Sera avrebbe salutato «nella stellina vincitrice del concorso tutte le lavoratrici che contribuiscono allo sforzo della ricostruzione nazionale, nelle fabbriche e negli uffici della nostra grande, industriosa Milano». L’autore del pezzo lodava le ragazze perché «voi rappresentate, care, buone e belle ragazze, quanto di più gentile orna la nostra città; la vostra grazia è la gioia delle officine e degli uffici, è il conforto del lavoro di centinaia di migliaia di uomini, è il simbolo della ricompensa che premia sempre la virtù e l’onesta fatica dell’uomo». Per questo, oltre alla già citate autorità, avrebbero presenziato, con vero spirito bipartisan, pure «il Prefetto, il Sindaco, il Questore, un rappresentante della Diocesi, il dott. Zauil, presidente della Fidal, tutti gli alti rappresentanti della politica e delle Forze Armate». Un parterre che da solo è capace di farci capire come in quell’estate del 1947 si respirasse ancora un’atmosfera unitaria “da Costituente” che sarebbe stata spazzata nel giro di un anno dalle note vicende elettorali del 1948.

Nella stessa pagina un altro articolo («CON CONSOLINI tutti i migliori primatisti azzurri, con Torino – Genova tutta una rosa di ragazze in gamba») entrava nel dettaglio del programma sportivo, sotto alcune foto del lanciatore azzurro in azione. Il Gran Premio Emilio Colombo sarebbe stato composto da varie gare maschili (lancio del martello, salto in alto, 400m ostacoli, lancio del giavellotto, 100m, 1500m, 400m, 110m ostacoli, 5000m, lancio del peso, staffetta 4×100, staffetta 800-400-200-200m, marcia 3 km). Alle 18 sarebbe stato il tempo della partenza del Giro di Milano, cioè la gara di marcia aperta a chiunque. Venti minuti dopo si sarebbe dato il via alle 3 gare di atletica femminile, cioè le finali degli 80m ostacoli (Franco, Argenta, Bevini, Lunghi, Altomani, Quadri), dei 100m (Avalle, Audifredi, Chierucci, Bora, Tagliaferri, Cantù) e degli 800m (Tonani, Coltella, Mascellani, Zeni, Candiani, Frigè, Villa). Alle 18.30, finalmente, l’incontro «di calcio femminile fra le rappresentative di Genova e di Torino», di cui Milano Sera forniva anche le formazioni (cosa assai rara, a questa altezza cronologica). La formazione genovese sarebbe scesa in campo con «Santa Frisone, Emilia Astori, Velleda Chiarello; Fulvia Delle Saline, Rina Ardito, Luciana Bertirotti; Titta Gaggero, Maria Nazaro, Nuccia Grosso, Puppi De Agostini, Ines Pesce»[27]: i punti e virgola del testo ci permettono di capire che si trattava di portiere + difensori; centrocampiste; attaccanti, essendo all’epoca usuale effettivamente il modulo 2-3-5. Le riserve sarebbero state Rina Bruzzone e Illi (pro <Milly>?) Gatto. Le torinesi avrebbero risposto con «Maria Laura Marini, Ada Broglio, Maria Piacentini; Giovanna Malaguti, Rosella Melchiorri, Giovanna Filliol; Alina Barberis, Teresina Chiesa, Carla Reimondo, Maria Bianco, Luciana Bolfo»[28]; unica riserva, Franca Corniglia. L’arbitro dell’incontro sarebbe stato l’ing. Felice Rovida (1897-1955), direttore di gara milanese che dal 1927 al 1934 aveva anche arbitrato in Serie A, e nel biennio 1940/1941 era stato presidente dell’AIA[29]. Alle 19.30 sarebbe stata la volta dell’esibizione delle ginnaste al corpo libero e alla trave: Mariateresa Bertoni, Elena Bertoni, Renata Bianchi, Bruna Bonato, Licia Macchini e Luciana Pezzoni. La chiusura sarebbe stata sempre al femminile, alle 20, con delle gare ciclistiche femminili consistenti in una «corsa a cronometro per squadre e finale a inseguimento su due giri di pista». Avrebbero partecipato le squadre del Gruppo Sportivo Falck (Wilma Pagura, Ines Polloni, Ines Rondini, Fausta Tosi), dell’O.L.A.P. (Maria Molteni, Oneglia Parenti, Angela Favret), della Microfarad (Jole Moretti, Miranda Rafanelli, Rinalda Frusconi, Marisa Mariani) e della Bianchi (Anna Scaramuzza, Aurelia Cesari, Bruna Parravicini, Clelia Bossi).

L’edizione di lunedì 14 luglio 1947 di Milano Sera dedicava ovviamente ampio spazio a quanto occorso il giorno prima, ossia «ALL’ARENA | SOLE, SPORT | BELLEZZA»: a pag. 1 si narrava il trionfo di Asmara Ieri, «piccola impiegata ventiduenne dell’Alfa Romeo», eletta Stellina del Lavoro 1947 dal pubblico presente allo stadio. Se già nell’articolo della prima pagina si accenna al fatto che «l’Arena era affollata come da anni non capitava più, per una riunione d’atletica, uno sport nobilissimo, ma non popolare come il calcio o come il ciclismo», o sul fatto che, parlando del pubblico, «divertivano molto il dimenio delle braccia e le mosse da burattini dei marciatori meno stilizzati! Facevano ridere le papere di qualche calciatrice!», di sport si parlava nello specifico a pag. 4, nel grande articolo «4 ore di sagra atletica in una girandola di salti, lanci e corse». Se il CT Oberweger otteneva i propri nomi coi quali poi diramava subito le convocazioni per l’incontro maschile di Praga, le tre gare femminili venivano vinte rispettivamente da Argenta (Venchi Unica) negli 80m ostacoli, da Avalle (Cestistica Bolognese) nei 100m e da Tonani (SC Italia) negli 800m.

All’incontro di calcio femminile era dedicato un articolo apposito, «GENTILMENTE | TRE GOL in rete | il Genova al Torino», scritto da Leone Boccali: una firma oltremodo significativa, se consideriamo che si tratta del direttore di quel Il Calcio Illustrato che nel 1933 diede spazio al Gruppo Femminile Calcistico. Come già scritto, non si può per ora determinare con esattezza cosa Boccali avesse pensato in quell’anno a proposito della nascita della prima squadra di calcio femminile d’Italia[30], visto che non ci furono all’epoca suoi interventi diretti. Però, a differenza di tutte le altre testate sportive italiane, Il Calcio Illustrato diede una grande copertura alle vicende della squadra, dalla sua fondazione fin quasi alla sua chiusura a causa del boicottaggio del regime. Soprattutto, Boccali permise a Carlo Brighenti di stendere quel prezioso reportage sul campo che ad oggi è lo strumento principale per gli storici per ascoltare la voce delle calciatrici del 1933. Tener conto di questi dati è fondamentale per approcciare l’articolo del 1947, così da notare come in molti punti l’atteggiamento di Boccali sia lo stesso di Brighenti nel 1933: una simpatia di fondo mischiata ad una lode per l’impegno, ma d’altra parte anche ad una disamina tecnica delle oggettive criticità.

Scrive dunque Boccali: «Il pubblico si è anche entusiasmato ma ha soprattutto riso, eppure quelle ventidue ragazze con le maglie del Torino e del Genova facevano terribilmente sul serio. Non sappiamo quale avvenire potrà avere, sotto tutti gli aspetti, questa resurrezione del calcio femminile, ma certo si è che le intenzioni sono molto al di là dei risultati. Non diamo credito ai maligni che insinuano che la faccia tosta è una prerogativa femminile, né lasciamoci sedurre dalle facili ironie. Di serio, in quest’attività, vi è in primo luogo il “materiale” che la alimenta. Non si tratta di ragazze qualunque, bensì di atlete, o di ginnaste, o di giocatrici di pallacanestro e di pallavolo, di cui alcune hanno la testa assai a posto, visto che sono persino sposate. E infatti, la resistenza fisica, cioè la base atletica, non ha fatto difetto, nonostante cinquanta minuti di gioco su un campo grande come l’Arena non siano una fatica lieve (e ne sanno qualcosa i giornalisti calciatori …)». Come nel 1933, anche qui Boccali difende l’iniziativa della ragazze, nonostante il «riso» del pubblico (novità del 1947, giacché nel 1933, per quanto ne sappiamo, si rideva nelle redazioni nei giornali, non a bordocampo): soprattutto, parlando di «resurrezione», confessa indirettamente di ricordarsi di quell’ormai lontano esperimento milanese di 14 anni prima. La battuta finale invece è un riferimento autoironico alle tante partite amatoriali che prima e dopo la guerra i giornalisti organizzavano sul campo di calcio. Interessante, infine, il dettaglio del minutaggio: ancora solo 2 minuti da 25’, mentre già nel 1950 a Messina le calciatrici giocheranno 60’ totali[31], come per altro erano abituate a fare le giocatrici di Sestri, come da testimonianza de Il Calcio Illustrato[32]. Il minutaggio ridotto, ipotizza Giovanni Di Salvo, era forse dovuto ai tempi stretti della manifestazione, entro cui la partita era inserita, da rispettare.

Boccali a questo punto si dedica all’abbigliamento delle calciatrici, le quali «giocano con le gambe nude, alla Puricelli o alla Demaria, calzando per lo più le scarpette da pallacanestro; però tra le torinesi due o tre avevano scarpe da calcio, coi loro bravi bulloncini, e questo provocò un preliminare incidente … diplomatico, che ci riuscì peraltro di appianare facendo appello alla cavalleria delle contendenti. Però il dissidio potrebbe diventare insanabile il giorno in cui le torinesi, come sperano, avranno tutte scarpe da foot-ball, mentre le genovesi intendono restare fedeli alle altre, meno pesanti e meno pericolose». Il riferimento a Puricelli, giocatore del Milan noto per giocare coi calzettoni ribassati quasi alle scarpe[33], dovrebbe indicare più che altro l’assenza di veri e propri calzettoni da calcio, regolarmente invece indossati dalle calciatrici milanesi del 1933[34]. Le pioniere d’epoca littoria, inoltre,  giocavano tutte quante con regolari scarpe da calcio dotate di tacchetti («bulloncini»), mentre in quel 1947 usare quel tipo di calzatura pareva d’avanguardia. D’altra parte, il fatto che alcune giocatrici fossero anche cestiste forse spiega la scelta di una scarpa che molte di loro potevano già avere a casa: nella foto scattata a Novi Ligure il 1° giugno 1947[35], in effetti, le giocatrici torinesi indossano proprio questo tipo di calzature.

A questo punto Boccali arriva alla prima vera, severa critica al gioco: «Il fallo, comunque, non entra ancora nelle risorse e nelle malizie delle calciatrici, che appunto tradiscono complessivamente l’immaturità tecnica, sia nel trattamento della palla – più leggera, tipo pallavolo – che nella condotta generale. Le torinesi, benedette loro, si danno l’aria di giocare il “sistema”», cioè il 3-2-2-3 col quale in quegli anni scendeva in campo il Grande Torino, «ma figuratevi cosa ne esce, visto che in Italia lo applicano generalmente male anche gli uomini; le genovesi non sono impacciate da preconcetti pallici e in più hanno palesato, come si prevedeva, maggiore addestramento e facoltà conclusive. In porta, in genere, hanno tirato poco tutte, ma più frequentemente le genovesi, che infatti hanno vinto per un meritato 3-0, nonostante le prodezze del portiere avversario e in genere della difesa, che conta su una Piacentini, cugina nel noto terzino. Vero è che le granata accusavano l’assenza del centro-mediano titolare e dell’ala sinistra; per le vincitrici, invece, che di squadre ne annoverano due o tre, risultò difficile l’operazione inversa, cioè la concentrazione sulle migliori, magari con spostamenti di ruolo». Il fratello terzino citato era Sergio Piacentini (1920-1990), in quella stagione 1946/1947 in forza alla Sampdoria: era cresciuto però nel Torino (col quale aveva vinto anche due scudetti)[36], quindi possiamo presupporre che la sorella abitasse ancora sotto la Mole.

Solo a questo punto Boccali passa alla cronaca vera e propria dell’incontro. «Dopo qualche puntatina del Torino, Genova cominciò a far pesare la propria superiorità, imperniata sul gran lavoro del centromediano Ardito, dotata di un calcio poderoso, e delle mezzeali Nazzaro (la migliore nei passaggi) e De Agostini, ma tuttavia non riuscì a passare che qualche minuto prima del riposo, con un’elegante combinazione dell’ala destra Dalle Saline con la Nazzaro e passaggio di costei al centravanti Grosso, che infilava l’angolino, senza che potessero impedirlo le lunghe braccia del portiere Marini». Grazie all’articolo de Il Calcio Illustrato veniamo a conoscenza del fatto che Maria Laura Marini era alta 1,74, un’altezza assai rilevante per l’epoca, come nota Di Salvo. Boccali continua così: «Nella prima fase della ripresa, il centravanti torinese Reimondo, cadendo in uno scontro con la sua compagna d’ala, perdeva un’ottima occasione per pareggiare. La Grosso rendeva poco dopo la pariglia, ma al 17° e al 20° la Nazzaro otteneva le altre due reti, contrassegnanti una maggiore superiorità e freschezza (l’ultima, però, perché il portiere si lasciava sfuggire la sfera!)»[37].

La conclusione dell’articolo di Boccali è dedicata al direttore di gara: «L’ex-arbitro internazionale Rovida accettò gentilmente l’incarico di dirigere il confronto, e si condusse con disapprovatissima pignoleria». Forse un riferimento al fatto che Rovida applicò in maniera stretta il regolamento, fischiando troppo, e quindi interrompendo spesso il gioco?

Fotografia di copertina: Le calciatrici genovesi ritratte da “Milano Sera”, 8 luglio 1947, p. 1.

Si ringrazia Giovanni Di Salvo per la revisione dell’articolo, e la condivisione di alcune preziose informazioni storiche. Si ringrazia Sergio Giuntini per un’ultimissima rilettura.


[1] G. Di Salvo (2018), Le pioniere del calcio. La storia di un gruppo di donne che sfidò il regime fascista, Bradipolibri, p. 89.

[2] Di Salvo, Le pioniere, cit., p. 89.

[3] G. Di Salvo (2014), Quando le ballerine danzavano col pallone – La storia del calcio femminile con particolare riferimento a quello siciliano, GEO Edizioni, pp. 13-14.

[4] In «Rifiorisce il calcio femminile» leggiamo: «[…] Pagani, loro allenatore numero uno e allenatore dei ragazzi della Sestrese, nonché […] Ardito, allenatore numero due e fratello del centro-mediano della prima squadra: quella Rina Ardito, diciannovenne e di presentante aspetto, che della formazione è l’anima oltreché la capitana». Si ringrazia Giovanni Di Salvo per aver messo a disposizione la fonte contenente questa informazione.

[5] Di Salvo, Le pioniere, cit., p. 89. In «Rifiorisce il calcio femminile» in effetti leggiamo che le Libere Sestresi debuttarono a La Spezia, vicendo 2 – 0: «Poi seguirono le altre [vittorie]. Sette in tutto, fino ad oggi,m quattro vittorie, due pareggi, una sconfitta, con una dare e un avere di goals in cui se ne leggono dieci all’attivo, apena quattro al passivo».

[6] M. Iappini, Lo strano caso delle partita proibita, in “La Stampa” (ed. Alessandria), 19 giugno 2019, p. 49.

[7] Tutti gli articoli citati nel presente articolo vengono presentati all’interno della pagina https://sorelleboccalini.wordpress.com/le-fonti_la-partita-di-calcio-femminile-allarena-di-milano-1947/ .

[8] Sulla storia della testata, vd. https://www.corriere.it/cultura/16_luglio_21/milano-sera-rinaldo-gianola-1e11d826-4f77-11e6-86b3-8b383002c077.shtml .

[9] https://www.storiasport.com/una-via-dedicata-alle-calciatrici-del-33/ .

[10] Per una rassegna, vd. https://sorelleboccalini.wordpress.com/le-fonti_calcio-femminile-italiano-1946-1959/ .

[11] In «Rifiorisce il calcio femminile» si narra in effetti un anno prima – quindi nell’estate del 1946 – venne organizzata una partita fra i giornalisti di Genova e le ballerine della compagnia Osiris – Dapporto; l’incontro si disputò allo stadio Ferraris, e venne replicato a Sanremo. Giovanni Di Salvo è attualmente alla ricerca di ulteriori fonti su questi due incontri. Secondo la stessa fonte, la partite del 1946 sarebbero potute essere d’ispirazione per la fondazione della squadra femminile dei Liberi Sestresi.

[12] Il tempo della scrittura di «Rifiorisce il calcio femminile» è da posizionare cronologicamente prima del 9 luglio 1947: per la partita di Cornigliano infatti l’autore usa il tempo futuro.

[13] Leggiamo così, in «Rifiorisce il calcio femminile»: «Vedendo all’opera, in una partita “seria” da non confondersi con quelle delle ballerine, le calciatrici di Genova e Torino, chissà che anche alle ragazze milanesi non venga in mente di ricostituire una squadra di calcio. Era già sorta una quindicina d’anni or sono, sotto gli auspici di un famoso commerciante di vini, ma le severe autorità dell’epoca intervennero con uno dei soliti divieti. Curiosità da rilevare: in quelle formazioni i portieri, per motivi precauzionali, erano dei maschi!». Si ringrazia Giovanni Di Salvo per aver messo a disposizione la fonte contenente questa informazione.

[14] «Valentino» è fra virgolette nel testo originale: potrebbe essere un gioco di parole fra il vero nome di Valentino Mazzola e il cognome del celebre attore Rodolfo Valentino.

[15] https://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Costa_(calciatore_1901) .

[16] «Nascono in quegli anni i “Liberi Sestresi”, società composta da ex calciatori e dirigenti della Fratellanza, il cui titolo sportivo viene acquisito, nell’anno 1999, da una società calcistica sponsorizzata dal Gruppo ABB (multinazionale Svizzera del settore metalmeccanico), che affianca al glorioso marchio “Liberi Sestresi” il proprio, diventando la “ABB Liberi Sestresi”» (https://sestresecalcio.com/storia/1937-1948/ ).

[17] https://www.asaibrunobonomelli.it/index.php?option=com_content&view=article&id=77&Itemid=133&lang=it .

[18] Il Calcio Illustrato, 26 luglio 1933, p. 12, visibile alla pag. 41 di https://riviste.unimi.it/index.php/LCdM/article/view/9346 .

[19] M. Giani, “Queste ardite pioniere del gioco del calcio”. Prime notizie sulla nascita del calcio femminile ad Alessandria (1933), in «Studi Piemontesi», XLVIII (2019), pp. 221-230, p. 223.

[20] G. Di Salvo, Azzurre. Storia della Nazionale di calcio femminile, Bradipolibri, Ivrea 2022, p. 33.

[21] «C’è anche “Anna” (Rina Gennaro Bruzzone), che ha 29 anni; suo fratello è partigiano. “Anna” è uno dei corrieri più usati dal partito comunista, è lei che fa la spola tra La Spezia e Genova per tenere i contatti con il comitato regionale del partito e il Cln ligure. Spesso per andare e tornare occorrono decine di giorni in mezzo a pericoli di ogni genere. È una delle ragazze che a marzo, in occasione dello sciopero generale, riuscirà a far entrare centinaia di volantini nelle fabbriche di La Spezia. È un lavoro pericoloso: nell’estate incapperà ad Arcola in un rastrellamento e riuscirà appena in tempo ad inghiottire una velina del Cln, dove sono elencati i nomi di parecchi partigiani» (Antonio Bianchi, La Spezia e Lunigiana. Società e politica dal 1861 al 1945, Milano, Franco Angeli editore, 1999, p. 341). Nell’immediato dopoguerra, Rina (morta nel 2009) fondò con altre il nucleo spezzino dell’Unione Donne Italiane: https://www.noidonne.org/articoli/un-ricordo-di-rina-gennaro-bruzzone-00269.php .

[22] https://vimeo.com/122822439 . L’intervista è trascritta in http://www.isrlaspezia.it/wp-content/uploads/2013/09/Intervista-a-Rina-Gennaro.pdf .

[23] In «Rifiorisce il calcio femminile» si parla dell’«incontro Liguria – Piemonte svoltosi a Genova e vinto per 1-0». Si ringrazia Giovanni Di Salvo per aver messo a disposizione la fonte contenente questa informazione.

[24] Nel 1946, Franca Audifredi ed Elda Franco avevano firmato un appello alle sportive per votare Repubblica e PCI alle elezioni nazionali: vd. l’immagine presente in https://www.playingpasts.co.uk/articles/gender-and-sport/the-relay-runners-who-joined-the-resistance-1930-1940s-italian-athletes-lydia-bongiovanni-elda-franco-part-6/ .

[25] In «Rifiorisce il calcio femminile» si legge che «le brave ragazze [di Genova Sestri] si produrranno il 9 luglio a Cornigliano in una notturna […], e poi il giorno 13 giocheranno a Milano contro le ragazze “protette” da Mazzola, con le quali ebbero già a che fare nell’incontro Liguria – Piemonte svoltosi a Genova e vinto per 1-0. La squadra del Torino vanta sette vittorie su sette, però come … Oiemonte venne sconfitta dalle liguri anche a Reggio Emilia ed Alessandria». Si ringrazia Giovanni Di Salvo per aver messo a disposizione la fonte contenente questa informazione.

[26] Sul fatto che la squadra genovese avesse così tante giocatrici da poter organizzare internamente più di un undici, vd. anche «Rifiorisce il calcio femminile»: «Abbiamo parlato di una prima squadra. Perciò bisogna specificare che le squadre sono già più di due: quasi tre. Le giocatrici del “Gruppo Sportivo Liberi Sestresi” sono, infatti, una trebtina, e due squadre, pertanto, è facile farle con un bel riporto: quello delle scontente. Perché tutte vorrebbero giocare e le escluse mettono su il muso e magari disertano per rappresaglia qualche allenamento. Poi la passione le vince e ritornano … all’ovile: al sinistrato campo di Cornigliano dove settimanalmente si allenano e settimanalmente progrediscono, fiduciose in un domani sempre migliore».

[27] In «Rifiorisce il calcio femminile» vengono citate «le due mezze ali (Maria Nazaro e Pupi De Agostini), il centravanti (Nuccia Grosso), il terzino destro (Velleda Chiarello), il mediano sinistro (Emilia Astori)». Si ringrazia Giovanni Di Salvo per aver messo a disposizione la fonte contenente questa informazione. Da notare che Il Calcio Illustrato usa la forma <Pupi> per il nome della De Agostini.

[28] In «Rifiorisce il calcio femminile» vengono citate le seguenti calciatrici: «centravanti e capitano è Carla Reimondo; ha un terzino (Maria Piacentini) soprannominato Maroso, e un portiere alto metri 1,74 (Maria Laura Marini)». Si ringrazia Giovanni Di Salvo per aver messo a disposizione la fonte contenente questa informazione.

[29] https://it.wikipedia.org/wiki/Felice_Rovida .

[30] https://riviste.unimi.it/index.php/LCdM/article/view/9346 .

[31] Notiziario di Messina, 7 gennaio 1950. Per la fonte, vd. https://sorelleboccalini.wordpress.com/le-fonti_calcio-femminile-italiano-1946-1959/ . Sull’argomento vd. anche https://www.ultimouomo.com/calcio-femminile-dovrebbe-avere-regole-diverse-dibattito-mondiale-donne/ .

[32] Leggiamo, in «Rifiorisce il calcio femminile»: «I tempi […] sono di mezz’ora; le scarpe sono le normali scarpette di tela della pallacanestro; e la palla è quella, più leggera, della pallavolo. Tuttavia trovano che i campi da foot-ball sono un po’ troppo grandi e che, di conseguenza, devono correre troppo». Si ringrazia Giovanni Di Salvo per aver messo a disposizione la fonte contenente questa informazione.

[33] Vd. la fotografia presente in https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/e/ef/Puricelli.jpg .

[34] https://sorelleboccalini.wordpress.com/extra_gfc_le-divise-delle-calciatrici/ .

[35] Visionabile all’interno di https://sorelleboccalini.wordpress.com/le-fonti_calcio-femminile-italiano-1946-1959/ .

[36] https://it.wikipedia.org/wiki/Sergio_Piacentini .

[37] Si noti che Boccali usa la forma <Nazzaro>: tutte le altre fonti dell’epoca, invece, <Nazaro>.

Le calciatrici genovesi ritratte da Milano Sera (8 luglio 1947)

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