Di seguito onorati di pubblicare un pezzo sui Marciatori del tempo in cui la marcia era una cosa…diversa. Un tempo c’era più stile comunque nella marcia e gli atleti non correvano ma interpretavano alla lettera il sacro Vangelo della marcia: “Tacco&Punta” infatti. I puristi appartengono al passato come la nostalgia. 

di Furio Fusi

(Sufi)

Debuttai a 17 anni nella Nazionale A ed era il 3 Luglio 1965 in quel di Berna in occasione del “Sei Nazioni” sotto la Presidenza Federale di Giosuè Poli.

Come matricola giurai nelle mani del nostro eterno capitano Livio Berruti, e l’emozione di essere tra tanti giganti dell’atletica mi fece sentire come un pulcino nell’acqua, intimorito ed impacciato.

Ebbi la fortuna nella mia vita di Azzurro di poter incontrare veri e propri miti dell’atletica leggera italiana che, sino a quel momento, avevo potuto conoscere ed ammirare solo sulle pagine delle riviste specializzate, e parlo di Meconi, Sar, Lievore, Ottolina, Morale, Berruti, Preatoni, Bello, Ambu, Ottoz, Bianchi, Pamich, etc. con i quali gareggiai fianco a fianco, sfilando sui campi di gara del mondo, cantando con loro, a piena voce, il nostro inno Nazionale.

Conobbi molti atleti alcuni di questi legati in gruppo tra loro, ma quello che maggiormente mi colpì furono i marciatori, che definii “l’enclave della marcia”, capitanato dall’immenso Pino Dordoni vero e proprio monumento del “Tacco& punta”.

Il Cav. Dordoni, così veniva rispettosamente chiamato dai suoi atleti, già Medaglia d’oro ai Giochi Olimpici di Helsinki del 1952, una persona con una intelligenza non comune ed una capacità ironica incredibile. Era scherzoso e per nulla intimorente, nonostante l’aspetto serioso e finto burbero.

Pino Dordoni

Io avevo quasi paura a rivolgermi loro usando il tu ed infatti quando la prima volta educatamente diedi loro del “lei” mi guardarono con aria stupita.

Pino Dordoni, Donata Govoni e Livio Berruti

Un gruppo affiatato e coeso che stava sempre insieme a parlare della loro specialità. C’era l’allora giovane Visini (2 anni più vecchio di me) pupillo del Cav. Pino Dordoni, che considero, dopo oltre mezzo secolo, ancora un grande amico.

Cav. Pino Dordoni e Vittorio Visini

Faceva parte del gruppo ovviamente Abdon Pamich, reduce dalla conquista della medaglia d’oro ai Giochi Olimpici di Tokyo del 1964 dopo il Bronzo di Roma del 1960.

Un giovane Abdon Pamich e Pino Dordoni

Abdon era un silenzioso personaggio Fiumano, naturalizzato forzatamente a Genova, diventato ligure, come me, e di 14 anni più grande. La differenza non era poca.

Da questo gruppo, per il quale la marcia era una sorta di religione, ascoltavo storie fatte di fatica, sudore, sofferenza e questi atleti mi apparivano veri e propri eroi, ed infatti lo erano, eroi della tenacia e determinazione.

Ricordo un curioso aneddoto che si andava narrando e di cui era protagonista proprio Abdon.

A quei tempi il correre per la città non era ancora un fatto di “moda” e bisogno di apparire ma una necessità soprattutto durante l’inverno quando le piste di Atletica non erano accessibili e le indoor ancora non esistevano. Quindi noi atleti si ci allenava al di fuori dei palazzetti dello sport su strada e, non di rado, si veniva sbeffeggiati, insultati, schizzati da automobilisti che a volte volutamente centravano le pozzanghere per bagnarci…e, a volte, anche sputati.

Per i marciatori la strada era la normalità e quindi loro non erano affatto esenti da questa maleducazione, anzi, visto il loro andamento ondeggiante, questo per gli ignoranti era uno spunto in più per facili ironie e battute da caserma.

Orbene Abdon Pamich, allora ingegnere alla Esso di Genova, società per la quale oltre che lavorare gareggiava, nella pausa pranzo approfittava per allenarsi per le strade della città.

Un giorno, in Corso Europa per chi conosce Genova, venne preso letteralmente a sputi da un automobilista. Abdon continuò a marciare imperterrito ed al semaforo successivo l’auto si dovette fermare con il rosso.

Abdon era un piccolo gigante per l’epoca, con i suoi 1,84 cm., si avvicinò all’auto ed aprì la portiera con fare minaccioso. Il guidatore, alzando le mani in segno di difesa “accantucciandosi” nell’abitacolo della sua auto nulla seppe proferire se non una sequenza di: scusa, scusa, scusa.

Non accadde nulla perché Abdon richiuse la portiera e prosegui il suo allenamento e perché lui è sempre stato un gran Signore.

A questi Signori del “Tacco&punta” con i quali ebbi tante occasioni di stare insieme, un paio di anni fa volli dedicare questo pensiero che pubblicai su Facebook e l’amico Vittorio Visini mi inviò questo messaggio: “Furio è stato molto apprezzato il tuo pezzo sui marciatori e questo mi ha fatto molto piacere.”

Il MARCIATORE 

La marcia è fatica, disciplina, regole ed il loro rispetto. 

Quanto vorrei sbloccare le ginocchia, alzare le gambe  ed iniziare a correre, sino allo spogliatoio ma, non posso…io sono un marciatore

Ho il sole che mi acceca e non basta la visiera di un cappellino a proteggermi. Le mie braccia sono intorpidite, pesanti e legnose come le mie spalle ma debbo andare avanti…io sono un marciatore 

La mia bocca è impastata e non riesco a deglutire ma il rifornimento è distante e debbo tenere duro…io sono un marciatore 

Come vorrei fermarmi, sedermi su quel paracarro e lasciare sfilare davanti a me tutto il gruppo dal primo all’ultimo, ma non posso io sono un marciatore e non mollo

Onore a questi UOMINI!

Abdon Pamich e Vittorio Visini

Foto offerte da Vittorio Visini

Comments

  1. Buonasera, sono Malaspina Giuseppe Stefano il nipote Giuseppe Malaspina Marciatore 15volte Campione Italiano di Marcia, tra cui nel 1941 vinse il titolo della 50 km, è stato Tecnico della Nazionale di Marcia Italiana , scopritore e suo allenatore di Abdon Pamich, tra cui ha fondato la 1 prima scuola di Marcia in Italia ..volevo che ogni tanto si ricordi anche di lui..che mai nessuno lo fa…Comunque complimenti al ricordo di questi Grandi e Leggende della Marcia Italiana..

    1. Grazie mille Giuseppe per la segnalazione e per i complimenti. Posso passare la sua mail all’autore dell’articolo Furio Fusi che sarebbe felice di contattarla magari per prossimi articoli?
      Cordialmente
      Giuliana Cassani

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