di Marco Cassani

da “Atletica Leggera”, ottobre 1973

Adrian Paulen come Teodosio II. Alla richiesta di ridurre il programma olimpico dell’atletica egli ha risposto: fuori la marcia. Come Teodosio II, un vandalo! Teodosio I, istigatore della strage dei cristiani in Tessalonica, imperatore d’oriente, sacrificò le Olimpiadi, giochi pagani, per ottenere il perdono dell’arcivescovo Ambrogio. Cinque anni più tardi Teodosio II volle andare oltre e fece distruggere Olympia e i suoi impianti simbolo di una civiltà troppo grande per essere capita. Oggi Paulen, presidente della Federazione internazionale di atletica, mostra di non avere capito nulla dell’atletica, sport fondamentale perché teso a riconoscere ed esaltare i gesti più semplici dell’uomo: la corsa, il salto, il lancio. La marcia è di tutti il più semplice anche se c’è la faccenda del ginocchio rigido – norma inventata dall’uomo – a renderla un po’ meno naturale. Ed è tanto naturale la marcia che il milite cui si ispira la leggenda di Maratona stramazzò al suolo dopo 42 km. perché aveva corso troppo. Sul problema tecnico della marcia si può discutere. Si può dire che come sono stati cancellati i 10 km era giunta l’ora di cancellare i 20 e magari di sostituire anche la 50 km. con una prova su strada più lunga, magari di 100 km., ovviando a quei piccoli espedienti che tutti sanno e aumentando la fatica fisica. La stessa strada insomma suggerita al ciclismo per rimanere uno sport drammatico, avventuroso, leggendario. L’unica cosa assurda, davvero inconcepibile è abolire la marcia, farla scomparire, oggi che tutti riscoprono il gusto di marciare, di muovere le proprie gambe, di ribellarsi al motore. L’esclusione, se si avrà come appare probabile, durerà poco. I marciatori usciranno dalla Federazioni, costituiranno una autonoma federazione internazionale, faranno i “mondiali”, e nel giro di un paio di Olimpiadi riavranno posto ai Giochi. Questo è certo. Un’Olimpiade senza la marcia ma ancora con certe specialità innaturali, con il tiro al cervo corrente o certi concorsi d’equitazione, con gare da baraccone o da circo, non è concepibile. Abolire il tandem può anche essere giusto, abolire la marcia è inaudito se non addirittura pazzesco. L’Italia, che ai tempi di Dordoni mandava Oberweger in America a tenere corsi tecnici sulla marcia, l’Italia delle tante medaglie, così come la Gran Bretagna e la Svezia, cosa hanno fatto? Qui, sì, saremmo disposti a portare le conseguenze di insulti genuini, franchi e schietti. Invece, tarallucci e vino, la marcia è al suo destino di indesiderata perché nel suo campo c’è qualche gramigna da estirpare. Estirpare significa lavorare, vero Adrian Paulen, Teodosio II?

Nella foto da Wikipedia Pino Dordoni

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *