Da “Atletica Leggera”, luglio 1968
di Marco Cassani
Sport nel Sud. Da Lombardo ad Ardizzone, dalla Pinto alla Riccobono, ci è stato dimostrato che anche l’estremo Sud, la Sicilia, può dare al movimento nazionale atleti di primo piano. Per il nostro sport, la “leva” è ancora una funzione da adempiere con circospezione e massima cura. Nel Sud la situazione è preoccupante. Masse di atleti in potenza divagano dall’agonismo all’interesse semplice di puri appassionati per carenza di uomini e di apparati. Laddove mancano impianti potrebbero nascere società ad indirizzo mezzofondistico. Qualche esempio c’è. Per il problema del Sud qualcuno vede come risolutivo il gettito di allievi e diplomati della Scuola Superiore dello Sport. Illusione. I giovani che usciranno da tale istituto sono stati spinti ad una specializzazione che nel Sud non serve, o comunque serve poco. Avevamo bisogno di produrre “animatori di sport”, gente capace di avviare e assistere iniziative diverse o singoli atleti per discipline diverse, atletica compresa. Mentre al Nord, giustamente, parliamo di appoggi dell’industria, di società aziendali e di altro, al Sud notiamo la dispersione di fondi messi a disposizione dalle regioni, Aziende di Soggiorno, da altre organizzazioni statali o da enti locali, per l’organizzazione di manifestazioni “monstre” atte a creare un grande interesse circoscritto a pochi giorni. Tali manifestazioni hanno ragioni di propaganda, fanno da specchio deformante a situazioni sportive fallimentari, servono per taluni personaggi che proprio dello sport si servono quale veicolo pubblicitario a scopo politico personale. L’atletica ha bisogno del Sud, tuttavia resta da scoprire il modo migliore per portare all’atletica masse di praticanti laddove il campionato studentesco provinciale e cittadino può ancora convogliare l’elemento sconosciuto alle società. Il primo traguardo da raggiungere è il reperimento di quei fondi distolti allo sport vero per fini propagandistici, per lo sport spettacolo, per le grandi manifestazioni. La creazione di numerosi nuclei attivi che non poggino esclusivamente sull’attività studentesca, ma che perseguono lo scopo di inserirsi nella massa lavoratrice, nei giovani agricoltori, viene subito dopo. Infine bisogna garantire ai tecnici locali la possibilità di agire “in loco”. Inutile far nomi, ma alcuni allenatori di buon talento hanno raggiunto la popolarità al Nord quando hanno abbandonato il Sud. Una politica per il Sud, già fatta da altre Federazioni, deve farla anche la Federatletica nel suo stesso interesse, con qualche sacrificio che potrà essere ripagato dai frutti più genuini di un terreno ancora vergine.
Nella foto il Presidente della SNIA Romolo Giani premia il Generale Vincenzo Lombardo