di Marco Cassani

da “La Gazzetta dello Sport”, 3 maggio 1967

Wilt Chamberlain, Mister Grattacanestro, globetrotta con gli Harlem. Ogni anno, ormai da sempre, gli Harlem vengono in Italia a dare una grossa mano alla propaganda e all’affermazione del basket. Garantiscono sport e spettacolo, riempiono sempre le arene di lazzi e di applausi. Ma questa volta, Carlo Della Vida allo spettacolo ha voluto aggiungere il richiamo di Wilt Chamberlain. Mister grattacanestro. Chamberlain è il più grande cestista del mondo, il più popolare, il più pagato. Come? E Bill Bradley? Bradley è il più grande contemporaneo fra gli “amatori “, i dilettanti. Ha ceduto anche lui, quasi per forza, al basket professionistico, ai suoi milioni. Voleva restare “puro” e non ce l’ha fatta. Se insisterà farà storia anche lui nel mondo del basket della N.B.A. che sta raddoppiandosi per l’avvento della nuova lega creata da Frank Sinatra e da altri grossi impresari di spettacoli. Bradley ha davanti a sé anni di trionfi. Wilt Chamberlain questi trionfi li ha già avuti tutti. E’ sua maestà il trampolo, l’uomo più conteso, più popolare, più ammirato del basket. Il Palalido ieri sera è esploso alle sue prodezze. S’erano dati convegno tutti i tecnici, i dirigenti e i più raffinati intenditori del basket nostrano. Questo il grosso colpo di Della Vida. Quest’anno agli Harlem non si va a vedere il solito spettacolo che molti possono anche trascurare per averlo già goduto tre, quattro, cinque volte. Si va ad ammirare la torre d’ebano, il diavolo nero, il grattacielo Wilt Chamberlain che ha fatto vincere al Philadelphia 76ers il titolo statunitense dopo lunghi anni di dominio del Boston Celtics. Un uomo alto 2.16, con un’agilità che gli permetteva di andare vicino ai 2.10 nel salto in alto, una personalità spiccatissima da idolo delle folle provato a qualsiasi emozione, ma quel che più conta, per tutti, un inimitabile atleta che offre il patrimonio tecnico del più celebrato campione d’America con parsimoniosa distribuzione, nell’arco dell’esibizione, sì che il pubblico tiene gli occhi aperti, attentissimo, trattiene persino le risate per le grandi prodezze di Lemon, per tenersi pronto a captare ogni gesto, ogni movimento di Wilt Chamberlain, l’asso numero uno d’America. Il fascino dell’atleta più pagato d’America è nella sua avventurosa vita di campione nato.

1960- New York Knicks vs Philadelphia Warriors

Nel 1952 a quindici anni, già faceva parlare di sé. Alla Overbrook High School di Filadelfia. Cecil Mosenson già gli aveva insegnato, con il basket, a saper stare al mondo. Terzo di tre fratelli aveva anche sei sorelle. Nella casupola al numero 401 di North Salford Street, il padre William, portiere di un grande caseggiato, e la madre Olivia donna di casa ad ore per conto terzi, cercavano di provvedere ai nove figli. Dovevano preoccuparsi di fare nuovi pantaloni ogni mese a Wilt che cresceva quattro pollici ogni due mesi! Così Wilt imparò presto a passare il week-end giocando a basket ora in questo ora in quell’altro college, con differenti nomi, strabiliando ovunque. Erano “incerti” che nel campionato dell’high school certamente non trovava. Qualche cronista cominciò ad aprire le polemiche che si spinsero per tutto il periodo in cui maturò il futuro asso. Con note ammirative sui giornali degli States, si alternavano note indiscrete ad ogni suo movimento. Del resto nella storia del basket statunitense non si è ancora avuta lotta più grande fra i vari colleges per offrire “borse di studio” ad un cestista. Wilt ebbe offerte che sarebbero state sufficienti per l’intera squadra olimpica di atletica. Finì per andare a Kansas City dove trovò Loneski e, anticipando i tempi di Cassius Clay, ci andò dichiarando “Giocherò davanti a pubblici razzisti. Ci vado apposta. Voglio fare qualcosa per la mia razza”. Giocò infatti nell’Oklahoma e nel Missouri, ovunque trionfalmente […]. Il record di Chamberlain è impressionante: più di 23.000 punti in dieci stagioni di cui 4029 nel 1961-62 quando procedette alla media di oltre 50 punti per partita! Impressionante, sì. Ma ancora più impressionante è il fatto che nelle partite della N.B.A. abbia proceduto, per dieci stagioni, alla media di 39,6 punti per partita! Ha totalizzato quattordicimila rimbalzi. Per otto anni su dieci è stato il miglior realizzatore. Ancora quest’anno è stato proclamato, a trent’anni, miglior giocatore d’America. In una partita ha segnato cento punti. Non contro una squadretta, chè squadrette non ne esistono laggiù, ma nientemeno che contro i New York Knickerbockers i cui componenti tentarono in tutti i modi di evitargli tale eccezionale traguardo […]. Chamberlain, saputo tutto ciò, bisogna vederlo giocare. Ieri sera al Palalido, ha entusiasmato. Lui non sa adeguarsi alle spigliatezze dei Globetrotters, lui sa solo essere il campione senza fronzoli. Quanto sia il suo valore lo dimostra a tu per tu con quel canestro che “Gratta” prima del cielo. Mister grattacanestri è in Italia.

Wilt Chamberlain

Foto da Wikipedia.org

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