Marco Cassani, giornalista a cui è dedicata La CRO.S.S., pur essendo responsabile degli Sport Olimpici e capo redattore del basket per la Gazzetta dello Sport, non trascurava l’importanza assoluta che l’attività sportiva scolastica ricopre in un Paese. Tra i tanti articoli da lui dedicati alla tematica, sia sulle pagine della “rosea” sia sulla rivista Atletica Leggera di cui era direttore, ne  pubblichiamo tre relativi agli anni 1975-1976. Si parla di questi tempi di un ritorno dei Giochi della Gioventù, peraltro come se si ripartisse dal nulla, senza contemplare la mastodontica organizzazione attuale dei Campionati Studenteschi realtà che, con tutti i suoi difetti, esiste da anni offrendo ai ragazzi e alle ragazze delle scuole secondarie di primo e secondo grado e ai loro docenti di scienze motorie l’opportunità di conoscere meglio le diverse discipline sportive e di partecipare all’attività sportiva scolastica organizzata, ai vari livelli (da distrettuale/provinciale fino all’internazionale tramite l’ISF – International School Sport Federation), dal Ministero dell’Istruzione e del Merito con Sport e Salute, CONI, CIP, le Federazioni e, in teoria, anche gli enti territoriali. Ci si dimentica poi di alcuni particolari senza i quali mai si otterrà il successo sperato. In primis i docenti di educazione fisica per seguire i GdG erano pagati per 6 ore complementari settimanali, ora forse riescono a ottenere un compenso di 20 ore annuali. Erano sicuramente più motivati e certamente non sostituiti da istruttori federali, spesso senza titoli di studio adeguati all’Istituzione scolastica e, soprattutto, difficili da impegnare saltuariamente in orari scolastici. Una buona “ristrutturazione” dovrebbe partire da un’attenta, seria, competente valutazione di quanto in essere a livello organizzativo ed economico, con l’obbiettivo di correggere, migliorare, rinnovare una macchina organizzativa che davvero potrebbe, con lungimiranza e con il coinvolgimento responsabile e gratuito delle parti coinvolte, dare una mano per una crescita solida, sana, felice, fiduciosa dei nostri giovani. (G.C.)

ISF – International School Sport Federation

UN ERRORE DA CORREGGERE (“Atletica Leggera”, maggio 1975)

di Marco Cassani

La finalissima dei Giochi della Gioventù sarà bellissima. Giornalisti disinformati potranno esaltarla. Non scaviamo sotto, per carità! Noi chiudiamo il discorso perentoriamente: i Giochi, che hanno giustamente rilanciato tante speranze, hanno bisogno subito di assistenza, di correzioni, di provvedimenti. Le finali provinciali riescono solo perché vi arrivano, a salvare la faccia, atleti praticanti, quelli già inquadrati nelle società. Nella scuola non è successo niente. Solo nei piccoli centri qualcosa si muove, nelle grandi città, dietro il sipario delle finali, c’è la frana degli intenti, delle programmazioni, delle iniziative. Punto primo: uscire da un equivoco. I Giochi sono stati scaricati dal CONI sulla Scuola perché li si voleva abbandonare o perché la Scuola garantisse più vita, più assistenza, più partecipazione? Nel primo caso, logico destino, invece che trasformarsi in grandi “spartachiadi” i Giochi finirebbero nell’oblio. Nel secondo caso, che è quello fedele alla realtà conosciuta, bisogna insistere e chiedere che la Scuola faccia fronte agli impegni e cominci subito, decidendo di programmare le competizioni nel normale orario scolastico, rendendo obbligatoria l’attività connessa agli studenti, agli insegnanti, ai presidi. I Giochi sono una frana in città. Disastro a Milano: gare di quartiere deserte, organizzazioni introvabili, provveditorato del tutto assente, commissioni inutili di cui – tanto per chiarire – il sottoscritto è parte designata. A Torino, l’assessore allo sport ha avuto il coraggio di proporre la rinuncia all’organizzazione. Gli esempi potrebbero continuare. Alle finali (belle, animate, dense di risultati tecnici) arrivano i prodotti delle società. Non della Scuola. Va rivisto anche il regolamento delle gare d’atletica che è criticabile, anche se sono comprensibili le motivazioni che lo reggono. Nella situazione attuale produce effetti contrari; anziché incrementare la partecipazione, la limita. L’idea di squadre di classe è ancora “futuribile”. In realtà molti ragazzini, per assenza di compagni interessati, per apatia di insegnanti, per mancata partecipazione della scuola, non possono gareggiare. Lo scopo dei Giochi, quello di far gareggiare tutti, è stato tradito da vincoli, che dovevano essere strumenti di propaganda e sono diventati, al contrario, ostacoli insormontabili.

COME SONO TRISTI I G.D.G. A MILANO (“Atletica Leggera”, marzo 1976) 

di Marco Cassani

Com’è triste fare i Giochi della Gioventù a Milano! Questa magnifica manifestazione, che ha risvegliato e potenziato in tutta Italia la spinta per una immensa azione di base, ha pieno successo in ogni dove. Non nelle grandi città. Narrano le cronache episodi interessanti e vari che esaltano, nei centri piccoli e medi, una enorme festa studentesca e sportiva. A Milano purtroppo non è così. Denunciando questo fatto non si intacca minimamente la validità dei Giochi ma si vuole sottolineare semplicemente una nuova pecca della metropoli. In atletica l’anno scorso non si disputarono le fasi comunali di zona, quelle di circondario; si organizzarono malamente e con partecipazione piuttosto limitata le gare della fase comunale; poi, grazie alla FIDAL, fase provinciale e regionale riuscirono bene ma si trattava già di organizzare le competizioni di ragazzini avviati allo sport dalle società e non dalla scuola, mentre innumerevoli esclusi telefonavano alla “Gazzetta dello Sport” chiedendo come si poteva partecipare ai Giochi. L’insensibilità degli organi preposti all’organizzazione dei Giochi in Milano è andata oltre quest’anno. La fase comunale della corsa campestre non è stata neppure organizzata. Al solito, solo grazie alla solerzia del Settore Propaganda della FIDAL, è riuscita benissimo, nella campagna di san Donato Milanese, la fase provinciale. Purtroppo quasi tutte le scuole di città erano assenti. La prima squadra milanese, quella della Dante Alighieri, è giunta sedicesima su un centinaio di quartetti. Non ci risulta che siano state formate le commissioni previste dal regolamento per i Giochi, non ci risulta che si siano mai fatti vivi i rappresentanti del provveditorato agli studi, non ci risulta che il Comune si sia interessato di niente e anche l’ufficio del CONI non si è dato da fare. I bambini di Milano appartengono ad un altro pianeta. Non hanno diritto ad essere considerati come gli altri. E’ già da due anni che Milano, pur contando decine di migliaia di piccoli sciatori, non partecipa ai Giochi d’Inverno. Questi bambini di città sono fra i più bisognosi di sport e d’attività motoria, chiusi fra le scatole di cemento, soffocati da una città che li ignora. Vogliamo ignorarli ancora?

QUELLI DI SEMPRE (“Atletica Leggera”, ottobre 1976)

di Marco Cassani

A scuola l’atletica ricomincia daccapo. Ovvero, più realisticamente, propone agli atleti che la praticano nelle società di esserne attivi propagandisti in classe e agli insegnanti legati alle società di collaborare ad un più ampio setacciamento della base. E’ questo, in scheletro, l’asse portante di una riforma che non è riforma. Franco Maria Malfatti, visto che è ministro solo dal luglio 1973, ha fatto in fretta e bene ciò che era nei suoi mezzi per modificare una situazione e imporre una volontà che dovrebbe far riguadagnare alla Nazione il molto tempo perduto nei confronti dell’attività motoria scolastica di base e sportivo ad alto livello. Il Governo invece comincia a sensibilizzarsi su un problema che tuttavia non fa ancora suo, ancora non affronta, che non ritiene evidentemente importante. Fra i parlamentari e negli ambienti politici e partitici in generale, si accendono solo ora fiammelle di interesse e possiamo ben dire che in proposito di educazione fisica del cittadino e di sport entriamo solo ora nell’epoca pionieristica, 120 anni dopo la legge Casati, 100 dopo l’intervento illuminante dell’umanista De Sanctis. E’ triste! In simili frangenti, ogni intervento, anche modesto, anche parcellare e non risolutivo, va salutato, abituati all’incuria totale, come un fatto altamente positivo. L’on. Malfatti, comparativamente ai mezzi a sua disposizione e a quanto fecero i suoi predecessori, è stato indubbiamente molto attivo. Una certa parte, nelle sollecitazioni, è toccata come tutti sanno a Primo Nebiolo, alfiere del discorso sport e scuola. Il Coni si è ulteriormente impegnato in un compito che non è suo. Il mondo dello sport insomma ha dato due mani, non una, ad un braccio che non esiste, quello dello Stato. Sappiamo che i Giochi della Gioventù per la scuola dell’obbligo hanno una discreta riuscita perché gli uomini di sport, quindi i dirigenti periferici, i tecnici, gli atleti e gli ex-atleti, si sono fortemente impegnati. L’abbrivio nelle scuole dell’ordine superiore avverrà dalla spinta generata nelle medie inferiori, la riuscita del nuovo tentativo dalla presenza attiva di quelli di sempre. Auguri! 

Foto di Annamaria Carrisi e ISF

Comments

  1. Cara Giuliana hai rifatto vivere anni,momenti, tempi modi e metodi con cui si affrontavano questi grandi eventi. Ci sarebbe da riscrivere un libro raffrontandosi a questi tempi dove tutto è quasi nulla, se non per la buona volontà di alcune persone che ancora credono nell’attività sportiva scolastica. Grazie , se vogliamo potremmo fare anche un incontro, peccato che i migliori ci hanno lasciato e fra questo il mio caro amico Silvano.

    1. Carissimo Gigi, non posso che essere d’accordo con il tuo pensiero. Vorrei credere nella consueta frase “verranno tempi migliori” ma comincio a dubitarne. Fortunatamente però, in memoria del grande Silvano, si stanno impegnando per dare una svolta Marco Bussetti e Bruno Mantovani. Un caro saluto a te e a presto!

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