di Edoardo Petagna

La Legge Costituzionale del 26 settembre 2023, ha modificato l’articolo 33 della Costituzione in materia di  attività sportiva (Gazzetta Ufficiale  n.235 del 7-10-2023), riconoscendo il valore dell’attività sportiva in tutte le sue forme.

                               Art. 1

 1. All’articolo 33 della Costituzione  è  aggiunto,  in  fine,  il seguente comma:

“La Repubblica  riconosce  il  valore  educativo,  sociale  e  di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme.”

La presente legge costituzionale, munita del sigillo  dello  Stato, sarà inserita nella Raccolta ufficiale degli  atti  normativi  della Repubblica italiana. E’ fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato.

Roma, addi’ 26 settembre 2023 – Mattarella – Meloni,  Presidente  del  Consiglio dei ministri  – Visto, il Guardasigilli: Nordio

Per le donne, una delle tappe del percorso verso l’emancipazione e la conquista della parità di genere, è stata la possibilità di partecipare alle competizioni sportive.

Percorso tutto in salita, a partire dai  giochi Olimpici che si svolgevano nella città greca di Olimpia, nel Peloponneso nord-occidentale. I giochi erano un misto di competizione e di rito religioso in onore di Zeus. Le sacerdotesse erano ammesse a partecipare (non alle competizioni) e ad assistere in funzione del loro ruolo, le donne sposate non potevano né partecipare e nemmeno assistere come spettatrici. Secondo il racconto di Pausania, storico e geografo greco, vissuto nel II secolo d.C., se una donna sposata fosse stata sorpresa ad assistere ai Giochi sarebbe stata gettata, dalla sommità del Monte Typaeum, nel fiume che scorreva alle sue pendici.

Lo stesso Pausania scrive, però, di una sorta di olimpiade femminile, i giochi Erei, consistenti in una corsa podistica per giovani donne nubili, raggruppate in tre fasce di età, su un percorso di 500 piedi olimpici, pari  a 160,22 metri. Le vincitrici ricevevano una corona di foglie d’olivo e una porzione del bue macellato, in onore di Era (giunone pe i latini), nel tempio a lei dedicato. L’abito indossato dalle concorrenti era il chitone, una veste corta che lasciava scoperti il seno e la spalla destri. C’è chi nega la reale esistenza dei giochi Erei perché non esistono testimonianze precedenti agli scritti di Pausania; la mancanza di documentazione potrebbe solo testimoniare la scarsa importanza data allo sport femminile dalla società greca, una società spiccatamente maschilista.

Faceva eccezione la città di Sparta, che formava le ragazze agli stessi valori sportivi dei ragazzi; e fu spartana la prima donna a essere inserita nell’albo delle Olimpiadi. Cinisca, la figlia del re Archidamo,  vinse la corsa dei carri alle Olimpiadi del 396 a.C. e del 392 a.C..

Rappresentazione di una corsa dei carri a quattro cavalli su un vaso d’argilla del 510 a.C. circa (Metropolitan Museum of Art, New York).

I giochi olimpici si svolsero ogni quattro anni, dal 776 a.C. al 393 d.C.. Se ne disputarono 292 edizioni, finché l’Imperatore Teodosio I, per compiacere il vescovo di Milano Ambrogio, li sospese, ritenendoli incompatibili con la religione cristiana.

Con un salto nel tempo di quindici secoli, arriviamo al 1896, alla prima Olimpiade moderna, ideata dal nobile francese De Coubertin. Per rispettare la tradizione classica, le donne non furono ammesse come atlete; il pensiero del barone era che:

Aux Jeux Olympiques, le rôle des femmes devrait être surtout de couronner les vainqueurs.”

“Ai giochi Olimpici, il ruolo delle donne dovrebbe essere soprattutto quello di incoronare i vincitori.”

In pratica, le donne erano considerate una sorta di veline o di vallette tipo quelle dei più stucchevoli programmi televisivi dei nostri giorni.

E, come se non bastasse quanto sopra espresso, De Coubertin affermava anche che:

“Une olympiade femelle serait impratique, inintéressante, inesthétique e incorrecte.”

“Una olimpiade femmina sarebbe non pratica, non interessante, antiestetica e non corretta.”

Nulla da commentare, un appassionato progressista!  In realtà, un vero campione di misoginia!

Le prime presenze femminili si ebbero a Parigi, nel 1900; due donne, a fronte di 600 uomini.

Nel 1908, a Londra, parteciparono 36 donne su 2008 atleti, ancora in modo non ufficiale, in gare di tiro con l’arco, pattinaggio, vela, tennis e competizioni con imbarcazioni a motore.

Ai giochi del 1912, a Stoccolma, le donne furono ammesse anche alle competizioni di nuoto e, dopo la I Guerra Mondiale, ad Anversa, nel 1920, le atlete parteciparono per la prima volta in forma ufficiale alle Olimpiadi.

Alle Olimpiadi di Amsterdam del 1928, le donne poterono partecipare alle gare di atletica. La polacca Halina Konopacka, nel lancio del disco, vinse la prima medaglia d’oro al femminile e, subito dopo, la statunitense Elizabeth Robinson vinse il titolo nei cento metri piani.

Halina Konopacka
Elizabeth (Betty) Robinson

A quei giochi Olimpici, parteciparono anche 18 atlete italiane, tra le quali le piccole italiane della ginnastica pavese che vinsero la medaglia d’argento; tra di loro, la più giovane era Luigina Giavotti che, all’epoca, non aveva ancora compiuto gli undici anni.

Alle Olimpiadi tedesche del 1936, le donne irruppero nel mondo dello Sport. I Giochi erano stati assegnati a Berlino, dal Comitato Olimpico Internazionale (CIO), prima della salita al potere di Hitler. Dopo un primo momento di scetticismo, i gerarchi e la cerchia dei più stretti collaboratori del Fuhrer compresero che la manifestazione poteva essere un efficace strumento di propaganda politica per instillare, soprattutto nei giovani, una nuova concezione dell’attività agonistica e una rafforzata educazione patriottica per rinnovare la grandezza della Germania, uscita umiliata e ridimensionata dalla sconfitta della Prima Guerra Mondiale. In tutto ciò,  la donna avrebbe dovuto ricoprire un ruolo rilevante e il suo cimentarsi nello Sport agonistico poteva rivelarsi uno strumento di condizionamento positivo verso le masse popolari.

Ai giochi Olimpici di Berlino, parteciparono quarantanove Paesi, con 3834 atleti di cui 328 donne. L’italiana Ondina Valla gareggiò nella specialità degli 80 metri a ostacoli, conquistando la vittoria e la medaglia d’oro.

La premiazione della staffetta femminile 4×100 ai Giochi Olimpici di Berlino 1936

Un importante passo in avanti, in Europa, fu fatto con l’approvazione, da parte del Parlamento Europeo, nel 1985, della Carta dei Diritti delle Donne nello Sport. In tale ambito, era evidenziato la presenza di disuguaglianze tra donne e uomini nel campo dello sport e l’importanza di rimuovere le barriere culturali che impedivano il reale coinvolgimento femminile.

Nel 1987, il Parlamento Europeo con la ‘Risoluzione delle donne nello sport’ ha riconosciuto e rivendicato le pari opportunità tra uomini e donne, nello sport in ambito comunitario.

Alle Olimpiadi di Atlanta del 1996, per la prima volta, le donne musulmane hanno partecipato ai giochi. Lida Fariman, iraniana, ha gareggiato nel tiro a segno, una delle poche discipline sportive in cui le iraniane potevano competere senza violare l’hejab, l’abbigliamento islamico, che impone alle buone musulmane di coprire tutto il corpo (polsi e caviglie inclusi) e i capelli.

Alle Olimpiadi di Londra del 2012, le atlete hanno concorso in tutte le discipline, compreso il pugilato.

Lida Fariman (Photo credit should read MICHEL GANGNE/AFP via Getty Images)

In copertina: Lida Fariman ( www.afpbb.com )

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