di Edoardo Petagna

Parte seconda

La monetina di San Siro – Inter Cagliari – Milano, 14 gennaio 1968

La prima volta che la monetina è comparsa nel mondo del calcio italiano è datata 14 gennaio 1968. Era la 15esima ed ultima giornata del girone d’andata del Campionato 1967-68 (all’epoca a sedici squadre); si giocava a Milano la partita Inter Cagliari. Il primo tempo si era concluso sullo 0 a 0 e le squadre stavano rientrando negli spogliatoi, quando il giocatore del Cagliari, l’italo-argentino, Miguel Angelo Longo, venne colpito a un occhio da una monetina da 100 lire lanciata dagli spalti.

Il giocatore non poté giocare il secondo tempo ed il Cagliari restò in dieci uomini (allora era consentita solo la sostituzione del portiere) e fu necessario ricoverarlo alla clinica oftalmica dell’Università di Torino, anche se, per il giocatore, non ci furono gravi conseguenze. L’Inter vinse l’incontro, sul campo, per 3 a 0, con due gol di Mazzola, e uno di Domenghini, ma il Giudice Sportivo trasformò il 3 a 0 a favore dell’Inter nel 2 a 0 per il Cagliari, in forza della responsabilità oggettiva della squadra di casa.

Lo stesso Longo affermò:

“Per cercare di tenere a freno i tifosi, occorrono provvedimenti drastici, anche se a volte è difficile pensare alla società colpita come alla diretta responsabile di quanto avviene per colpa di un tifoso-teppista.”

Il giocatore, terminata la carriera agonistica, restò in Italia. Colpito da una malattia incurabile, scelse come sua ultima dimora il piccolo cimitero di Balme (comune della città metropolitana di Torino), dove sono conservate le sue ceneri, lontano dalla praterie argentine dove era nato. Sul marmo, è incisa la sua epigrafe:

“Nessun luogo è lontano. Vola libero e felice, in un tempo senza fine, nel persempre”.

La monetina del San Paolo – Italia URSS –Napoli, 5 giugno 1968

Dopo il Campionato Mondiale di calcio, disputato nel 1966 in Inghilterra, conclusosi con l’eliminazione della Nazionale italiana da parte della Corea del Nord, alla presidenza della FIGC venne designato Artemio Franchi, che nominò alla guida della squadra la Commissione tecnica composta da Helenio Herrera, pluri-vittorioso allenatore dell’Inter degli anni ’60, e Ferruccio Valcareggi. Nel giugno del 1967, Herrera lasciò l’incarico e Valcareggi divenne il selezionatore unico. Nella primavera del 1968, conquistata dalla Nazionale la semifinale del Campionato europeo, dopo un combattuto quarto di finale con la Bulgaria, Artemio Franchi riuscì ad ottenere la disputa della  fase finale della manifestazione in Italia: a Firenze e Napoli sarebbero state disputate le semifinali ed a Roma la finale. Agli azzurri toccò sfidare la fortissima URSS, l’Unione Sovietica che si sarebbe dissolta, politicamente, nel corso del 1991; l’altra semifinale avrebbe visto i campioni del mondo dell’Inghilterra opposti alla Jugoslavia. Italia URSS si giocò a Napoli nel tardo pomeriggio del 5 giugno. Fin dall’inizio, i sovietici dimostrarono la loro superiorità fisica e atletica. Dopo pochi minuti, si infortunò Rivera e, in un’epoca in cui non erano previste  sostituzioni, gli azzurri giocarono, praticamente, in dieci. Con molta sofferenza, i tempi regolamentari si chiusero sullo 0-0 e si dovette ricorrere ai tempi supplementari. Durante il primo tempo supplementare, si infortunò anche il difensore Bercellino. I giocatori italiani si difesero strenuamente fino al termine del secondo tempo supplementare e la partita si concluse sullo 0 a 0. Non essendo prevista la soluzione ai calci di rigore, a decidere quale squadra sarebbe andata in finale fu il sorteggio con una monetina: il classico testa o croce. Per un motivo non precisato (probabilmente legato alle centurie di Nostradamus !), il sorteggio sarebbe stato segreto e perciò le squadre rientrarono negli spogliatoi mentre i due capitani, Giacinto Facchetti e Albert Shesternev, si recarono nello spogliatoio dell’arbitro, il tedesco occidentale Tschenscher. Su ciò che accadde esistono tante versioni e leggende. La più credibile, anche se ha un particolare incredibile, è la seguente. L’arbitro estrasse dalla tasca una moneta dal valore di 5 Franchi svizzeri e fece cenno a Facchetti di scegliere. L’azzurro disse testa e Shesternev fece un cenno col capo per accettare croce. L’arbitro lanciò la monetina ma non riuscì a prenderla il volo e quella si infilò sotto una panca, incagliandosi, verticalmente, nella fessura fra due mattonelle. L’operazione era da ripetere. Al secondo tentativo, non ci furono intoppi, l’arbitro raccolse la monetina, la mostrò ai due capitani ed il volto di Facchetti si illuminò

Il pubblico sulle gradinate attendeva il verdetto in un silenzio carico di tensione; all’apparire di Facchetti, che compiva piroette di gioia, si comprese che la sorte era stata benevola con la squadra italiana. I tifosi napoletani attribuirono a San Gennaro parte del merito, mentre Tarcisio Burgnich, terzino in coppia con Facchetti, dichiarava che, vista la fortuna sfacciata di cui godeva Facchetti, non aveva avuto alcun dubbio sull’esito del sorteggio. Particolarmente soddisfatto, anche Dino Zoff che, all’epoca, giocava col Napoli.

Qualche giorno dopo, fu l’Italia a vincere il Campionato europeo dopo la disputa di una doppia finale con la Jugoslavia (la prima partita terminò 1 a 1; la seconda 2 a 0 per l’Italia coi gol di Riva e Anastasi).

La monetina che colpì Alemao  – Atalanta Napoli  – Bergamo 8 aprile 1990

Il Napoli, dopo aver vinto, nel Campionato 1986-87, il primo scudetto della sua storia calcistica, nel torneo successivo fu battuto in volata dal Milan di Arrigo Sacchi e, nel Campionato 1988-89, fu l’Inter di Trapattoni a cucirsi il tricolore sulle maglie. La stagione 1989-90 fu tutto un rincorrersi tra le tre squadre finchè, l’8 aprile 1990, all’inizio trentunesima giornata, (all’epoca, il Campionato di Serie A era a diciotto squadre e la vittoria valeva due punti) il Milan era primo in classifica, con 44 punti, il Napoli secondo, con 43 punti e l’Inter, attardata e quasi fuori dai giochi, a 40 punti. Il Milan affrontava il Bologna in trasferta, il Napoli, a Bergamo, l’Atalanta e l’Inter, a San Siro, il Cesena. Le tre le sfide si chiusero con tre pareggi ma, a Bologna e a Bergamo vi furono due episodi che, oggi, dopo più di trent’anni, fanno ancora discutere.

La partita di Bologna e Milan si chiuse sullo 0 a 0, con fiere proteste dei bolognesi per un gol di Marronaro non convalidato dall’arbitro Nicchi. La palla aveva nettamente oltrepassato la linea di porta ma, né il direttore di gara, né il segnalinee, assegnarono il gol. L’arbitro affermò di essersi reso conto dell’errore la sera, guardando in tv  la Domenica Sportiva.

A Bergamo, a dieci minuti dal termine, sul risultato di 0 a 0, il giocatore del Napoli, Alemao, fu colpito alla testa da una monetina da 100 lire lanciata dagli spalti, e si accasciò a terra. Il giocatore venne portato a bordo campo e curato dal massaggiatore dei partenopei, Carmando. L’impressione di tutti era che potesse rientrare. Ma, come mostrarono le immagini televisive, Carmando lo invitò a tenere un comportamento più prudente, sussurrandogli:

 “Statte ‘n terra” , “Stai giù”

Il giocatore lasciò il campo, sostituito da Zola, e fu trasportato in ospedale. Il presidente del Napoli, Corrado Ferlaino, recatosi in ospedale al termine della partita, dichiarò:

“Il giocatore non mi ha riconosciuto.”

Balla cosmica, smentita, in seguito, da un giocatore dell’Atalanta, anche lui ricoverato per fare degli accertamenti dopo l’incontro:

“Sentii dalla mia camera Alemao dare di matto. Urlava, voleva essere dimesso, diceva di non avere nulla.”

Dopo essere stato dimesso dai sanitari, a sua volta, il giocatore del Napoli dichiarò:

“Sono ferito, ma dentro. Sono offeso. Non ho mai pensato di ricorrere ad una farsa per modificare il pareggio nella vittoria a tavolino per la mia squadra. Non sono bugiardo, non ho finto. A Bergamo ho visto il Quarto Mondo. Dalla curva arrivavano sul campo monetine, e tante. Se le avessi raccolte, sarei diventato ricchissimo.

Luciano Moggi, allora in forza al Napoli come dirigente, affermò:

“La più elementare norma nel soccorso è far sdraiare il ferito. Dovevano curare Alemao in piedi? Anche un pugile suonato vuole continuare. È una prova in più dello stato confusionale. Ma ormai sono rassegnato, barzellette chissà quante dovrò sentirne ancora, per questi due punti sacrosanti che ci spettano. Dimostreremo semmai anche sul campo di essere più forti del Milan.”

Il giudice sportivo assegnò la vittoria al Napoli per 2 a 0 e la squadra azzurra raggiunse il Milan in testa alla classifica. Molti commentarono – “Punto tolto, punto dato.”-  mettendo l’episodio della monetina in relazione col gol non assegnato al Bologna a cause delle sviste dell’arbitro e del segnalinee  Il 2-0 a tavolino sembrò un atto risarcitorio al Napoli per compensare l’errore arbitrale di Bologna.

Le due contendenti il titolo vinsero la partita successiva ma, alla penultima giornata, il Milan fu sconfitto a Verona, nella fatal Verona dove, già nel 1973, battuto all’ultima giornata per 5 a 3, aveva lasciato via libera alla Juventus. Il Napoli vinse 4-2 a Bologna, sopravanzando i rivali di un punto, e chiudendo il discorso scudetto, all’ultima giornata, sconfiggendo la Lazio al San Paolo per 1 a 0. Per quei casi strani della sorte, negli anni successivi, Alemao concluse la sua carriera calcistica italiana a Bergamo, nell’Atalanta di Marcello Lippi (Fine).

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