di Furio Fusi

Questo pensiero di Steve Jobs, lo vorrei dedicare a tutti quei giovani che si affacciano allo sport ed all’atletica Leggera in particolare, con la speranza di poter diventare, un giorno, dei campioni.

Siate diversamente normali, mangiate il tempo, divorate la pista, ma lasciatevi anche il tempo per il gioco, gli amici, le risate, gli scherzi.

Soprattutto cercate di essere folli, perché nessuno ha mai detto che non si possa essere entrambi: atleti e giovani che vivono il loro tempo con responsabilità, consapevolmente ma anche con leggerezza, come ci sono stati esempi che lo smentiscono.

Un po’ di sana follia non guasta mai, come anche Sergio Ottolina e compagni di merende, ci avevano insegnato. Se poi riuscirete a diventare campioni ricordatevi comunque che si vive una sola volta. Evitate che la vostra vita debba dipendere dagli altri perché voi siete i padroni di voi stessi sempre, ovunque ed anche in un campo sportivo.

Non fatevi tentare da una macchina che potrebbe poi fagocitarvi, tritarvi e sputarvi dall’altra parte ed, in un attimo, ritrovarvi vecchi.

La vita è come una staffetta 4x400metri, una staffetta corsa, anzi vissuta, da quattro generazioni che riusciamo a conoscere, amare, vivere, ma in fondo siamo sempre noi.

Una gara, non a caso chiamata il “giro della morte”. Una distanza nella quale, nei primi 100 metri, si parte sempre forte, forse con un poco d’incoscienza mista a giovanile imprudenza.

Poi nei secondi 100 metri, finita la curva, si inizia a sentire il piacere della corsa, ti distendi e godi della pista e della vita, che sfila veloce sotto i piedi, sino a quando, nei terzi 100 metri, inizia un’altra curva che ti confonde l’equilibrio e ti fa riflettere, obbligandoti ad un diverso stile di corsa, una nuova inclinazione data dalla tua maturità.

Gli ultimi 100 metri sono invece rabbia, mista a pura disperazione, sopravvivenza ma mai rassegnazione, perché devi cercare di dare quel poco che rimane sul fondo dentro di te.

Devi lottare con te stesso sino alla fine, per cercare di passare quel pezzo di legno, che ti pesa nella mano stanca, a chi dopo di te avrà imparato, forse anche dai tuoi errori, ma che comunque li commetterà egualmente…

E così di frazione in frazione, di generazione in generazione, come nostri nonni che hanno lasciato il posto ai nostri genitori, ed a loro volta, hanno passato mano a noi

Toccherà anche a noi poi farsi da parte, mettersi a lato della vita dei nostri figli ed attendere, senza rabbia, rimpianti e nostalgia.

Il nostro tempo giungerà al termine ma ricordate che non si può mai lasciare cadere il testimone a terra e che, per essere valida la gara, alla fine, bisogna consegnarlo nelle mani di un giudice, forse l’ultimo il più importante.

Siate folli dunque, questo è il tempo giusto, è il vostro tempo.

fusi furio

(Sufi)

Nella foto in copertina: Città del Mexico 1968 – XIX Olimpiade

Furio Fusi, Eddy Ottoz, Angelo Sguazzero, Sergio Ottolina

Tuffi comici dalla piattaforma 10 metri (1 medaglia Bronzo e 4 finalisti olimpici)

Ottolina si è fatto crescere i baffi e fa lo spiritoso. E’ un abile e comico tuffatore.

Sergio Ottolina, Furio Fusi, Giacomo Puosi e Sergio Bello allo stadio Olimpico di Città del Messico prima della finale della staffetta 4×400

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